A Pinzolo Luciano Spalletti ondeggia per il campo a impartire ordini. In tribuna rimbomba il suo toscano inconfondibile, come scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero, e tutti lo ascoltano in silenzio. Alterna momenti distensivi, richiamando il sorriso dei suoi calciatori, ad ore di lucidità e lavoro maniacale. Ha il fisico per calarsi nel ruolo di leader, perché sa perfettamente che è/sarà lui l'ago della bilancia della stagione e lui dovrà essere per forza ascoltato, e non solo dai calciatori. Da un depotenziato (Garcia) a un potenziato al cento per cento, un anno dopo.
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C’è Spalletti al comando
In tribuna rimbomba il toscano inconfondibile del tecnico e tutti lo ascoltano in silenzio. Alterna momenti distensivi, richiamando il sorriso dei suoi calciatori, ad ore di lucidità e lavoro maniacale.
Lucio lo trovi - dopo aver diretto per almeno un'ora esercizi su possesso palla e ripartenze rapide - insieme con Gyomber da una parte del campo: lui e lo slovacco, per una mezzora a passarsi il pallone. Lucio spiega al difensore come si calcia, come si deve rinviare di destro e di sinistro, a chi dare il pallone quando si è in una posizione del campo o in un'altra. Passaggio corto, lungo, rinvii etc. I fondamentali, insomma. Siamo tornati indietro nel tempo quando, certi esercizi li conduceva Liedholm, così ci racconta chi ha vissuto l'epoca romanista del tecnico svedese.
Spalletti è tutto in questo momento, è quello che reagisce pure male a chi, tra i tifosi curiosi, gli chiede perché a Pinzolo non ci sia il preparatore dei portieri, Guido Nanni. Una domanda interessata forse, e questo irrita il tecnico. «Dammela tu la spiegazione, io posso parlare dei miei collaboratori, la società deve avere uno staff suo forte e non vedo perché mettere in mezzo certe questioni».
Spalletti vuole vincere, vuole che il gruppo sia unito e che corra per il suo stesso obiettivo.
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