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Chissà se a Ranieri, presente in tribuna, tornerà in mente quel Roma-Inter del 27 marzo 2010 quando un gol di Toni, oggi perlopiù impegnato tra podcast e social, gli fece sfiorare il cielo con un dito. La Roma di Gasp invece c'è, è tangibile e credibile. Forse, come dice il suo tecnico, furbo e bravo come pochi altri, è Îì sopra quasi per caso. Sarà anche il confronto - scrive Stefano Carina su 'Il Messaggero' - tra il tecnico meno giovane (Gasp, classe '58) e uno tra i più sbarbatelli (Chivu, 44 anni) che a Roma non ha lasciato un bel ricordo. E pensare che Cristian, arrivato nell'estate dei no di Lucio e Legrottaglie, era stato accolto come un piccolo principe. Forse perché appena sbarcato, non fa in tempo a segnare, che deve fermarsi per un problema di pagamenti che porta Roma e Ajax ai ferri corti. Poi, sfiora lo scudetto in coppia con Samuel, vince una Coppa Italia, partecipa alla cavalcata delle 11 vittorie consecutive, prima di scivolare sulla buccia di un'intervista. Sì, perché parlando del suo futuro, Chivu dice che un giorno gli piacerebbe tornare a lavorare con Capello. Apriti cielo: la tifoseria, che non aveva ancora perdonato al tecnico il passaggio alla Juventus, non ci sta. Il rapporto si deteriora, per il romeno inizia un periodo costellato dagli infortuni e da qualche errore che acuisce la dura contestazione. Un momento che si protrae e lo fa cadere in un buco nero dal quale prova a tirarsi fuori con l'aiuto di uno psicologo. Nel 2007 saluta. Trascorrono tre anni e dopo aver battuto la Roma in finale di Coppa Italia, si prende la rivincita rivolgendosi al pubblico romanista con un dito medio, per il quale viene deferito. Chivu si scusa ma il danno è fatto. Roma-Inter è anche questo.
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