rassegna stampa

Carisma, personalità e mentalità: se Pedrito non si ferma solo ai gol

LaPresse

Umile, generoso, lo spagnolo è un manuale più che da sfogliare, da guardare per chi si avvicina a questo sport

Redazione

Ancora in gol. Il terzo in campionato, il più semplice dal suo arrivo a Roma. Giudicare però la partita di Pedro da un tocco a porta sguarnita sarebbe un limite. Più gioca, più si diverte, scrive Stefano Carina su Il Messaggero.

E quando si diverte lui, si divertono i compagni e chi li vede. Umile, generoso, l'ex Chelsea è un manuale più che da sfogliare, da guardare per chi si avvicina a questo sport. Ieri il confronto a distanza con il connazionale Callejon lo ha stravinto. Quasi quanto la Roma ha surclassato la Fiorentina.

Propositivo e pericoloso con un tiro a giro a sfiorare il palo nel primo tempo. Decisivo nella ripresa a chiudere i conti dopo una serie infinita di errori sotto porta di Dzeko e compagni. Rispetto a come eravamo abituati a vederlo in Premier e con il Barcellona, adesso gioca a tutto campo. Generoso, sempre a disposizione del compagno. Gli è bastato poco per diventare un leader nello spogliatoio. Quello che la lingua ancora non gli permette (anche se lo spagnolo lo agevola certamente nella comunicazione) è sopperito dal carisma con il pallone tra i piedi. Non a caso, dal suo arrivo, ha sempre alzato l'asticella. Fonseca parla (realisticamente) di quarto posto? Lui di scudetto. Il ragionamento è semplice: bisogna puntare al massimo. Perché se voli basso, il rischio è quello di chiudere più giù.

Lui, Edin, Pellegrini e Mkhitaryan parlano lo stesso linguaggio, quello della qualità. E pensare che al suo arrivo c'era anche chi lo aveva bollato come vecchietto', al netto di un palmares che racconta di un signore che ha vinto tutto.

Un faro per i connazionali ma anche per il resto della rosa. L'ex Chelsea ha portato nella Roma brio, imprevedibilità e mentalità vincente. Sei partite, tre gol, è il suo biglietto da visita. E la sensazione è che il bello deve ancora venire.