Un calcio d’estate, dunque. Quello vero, non le solite amichevoli di lusso, ritiri in montagna e tournée oltre oceano, spesso dannose per i muscoli dei calciatori ma parecchio utili per le tasche dei club, scrivono Alessandro Angeloni Emiliano Bernardini su Il Messaggero.
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Calcio d’estate, ma quello vero
Uefa e Federazioni studiano i calendari per poter finire la stagione tra giugno e metà luglio. Due ipotesi per Champions ed Europa League
Questa è l’ipotesi più gettonata che sta rimbalzando da qualche giorno nei vari tavoli di (video)lavoro tra le federazioni, l’Eca, l’European Leagues fino alla Fifpro: non si cerca di regalare alla gente un sport credibile o lo spettacolo ammirato fino a qualche tempo fa, ma stringersi intorno a una esigenza comune, di non far saltare il banco, di evitare il fallimento di una o più società, dalla serie A in giù, un discorso che vale anche per i club stranieri, che non navigheranno nell’oro per colpa della crisi da coronavirus.
L’Uefa sta valutando due soluzioni: una prevede di portare avanti contemporaneamente i campionati (più la fase finale delle coppe nazionali), la Champions e l’Europa League. L’altra, quella più probabile e che piace molto alla serie A (i presidenti continuano però a litigare), è che vengano portate prima a termine le competizioni nazionali e poi le coppe europee.
Prolungare la stagione fino ad agosto comporterebbe la proroga dei contratti in scadenza. L’ipotesi piace alla serie A piace anche se i presidenti continuano a discutere, qualcuno non vuole più ripartite e pensa già al prossimo anno.
Sarà/sarebbe un calcio (solo) da tv, molto probabilmente (forse quasi sicuramente) a porte chiuse. Un campionato compresso, come un mondiale o un Europeo: si partirebbe il 2-3 giugno, si concluderebbe con la dodicesima giornata da recuperare a metà luglio (11-12). Sei settimane e mezzo in cui si giocherebbe a ritmo serrato in mezzo alla settimana e nel week-end. Questo l’andamento studiato.
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