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Cafu: “Un errore arbitrale col Milan ci ha tolto uno scudetto. Felice per De Rossi”

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L'ex terzino giallorosso: "Non fatemi scegliere tra le mie ex squadre. Sono sempre molto felice quando vedo i miei ex compagni fare bene"
Redazione

"Visto che il derby s'è giocato sabato, penso subito al sombrero a Nedved. Ogni volta che incontro un tifoso giallorosso mi chiede sempre come ho fatto" dice Marcos Cafu intervistato da Stefano Carina su Il Messaggero. Queste tutte le sue parole:

E cosa risponde?"Che è stato un gesto naturale. Come dovrebbe essere il calcio".

Dica la verità, si sente più romanista che milanista. "Non mi metta nei guai, per favore (ride). No, no, sono stato benissimo sia a Roma che a Milano".

Cafu non le ho chiesto se vuole più bene a mamma o papà, un piccolo sforzo. "Allora, sono stato 6 anni a Roma ed è stato un periodo pazzesco. Con quella squadra rimarremo per sempre nella storia. Quando sono andato al Milan, inizialmente sembrava più facile vincere. Poi ci siamo riusciti ma non è stato facile. È chiaro che Roma ha rappresentato la mia casa subito dopo aver lasciato il Brasile, ho giocato la Champions per la prima volta, non può non ave re un posto speciale nel mio cuore".

E allora perché ad un certo punto ha deciso di salutare? "Perché purtroppo le cose finiscono. La Roma con me era stata chiara, spiegandomi che voleva cambiare e puntare su ragazzi più giovani.

Ho accettato la scelta e avevo deciso di fare un'esperienza diversa. Per questo motivo avevo firmato con lo Yokohama, squadra giapponese. Poi un giorno mi chiama Leonardo e mi passa Braida che mi dice che Ancelotti mi vuole al Milan per due stagioni. La mia prima reazione è stata: "Ma siete sicuri? Io ho quasi 33 anni, lo sapete?". E loro, "Sì, sì ti proponiamo un biennale". Con queste premesse era impossibile rifiu-tare. Alla fine ho fatto bene, i due anni sono diventati cinque e ho vinto uno scudetto, un mondiale per club, la Supercoppa, ho disputato due finali di Champions, vincendone una. Poteva andare peggio".

Tornando alla sua esperienza romana, lei conobbe il primo De Rossi, quello che si affacciava in prima squadra. Se l'aspettava che prima o poi potesse allenarla?"Sono sempre molto felice quando vedo i miei ex compagni fare bene. E vedere Daniele oggi guidare la Roma e pensare a quel ragazzino che con noi giocava poco e ora e l'allenatore della squadra che ama, non può che farmi piacere. Il calcio è veramente incredibile. Mi fa impressione chiamarlo mister. Direi una bugia se affermassi che mi aspettavo che sarebbe diventato un allenatore. Posso però dire che è sempre stato un ragazzo molto intelligente, uno che studiava e soprattutto molto curioso. Gli auguro tutto il meglio possibile, se lo merita, perché è uno che ha lavorato e studiato per essere dove siede adesso".

A proposito di ex compagni, Tommasi qualche tempo fa disse che se avesse po tuto scegliere un suo ex compagno da inserire nella giunta del Comune di Verona, avrebbe indicato lei."Davvero? No, non sono un politico. Damiano è un ragazzo d'oro, con lui è nata una vera amicizia. È uno che il calcio non doveva lasciarsi scappare. Serio, preparato, onesto, poche persone ho conosciuto come lui nella mia vita. Lui sa che in qualsiasi parte del mondo mi trovassi, se dovesse avere bisogno di me, sarei disponibile ad aiutarlo. Ma la politica no, non fa per me".

Ok, no alla politica. E invece ha mai pensato di allenare?"Per adesso no. Magari cambio idea dopo il mondiale del 2026".

Lei ha giocato con tanti campioni. Il podio dei migliori?"Il più forte di tutti è sicuramente

Ronaldinho Gaucho. Quello che gli ho visto fare con il pallone, non è spiegabile. Poi viene Ronaldo il Fenomeno. Se non si fosse fatto male avrebbe battuto ogni record. Il terzo? Sono proprio in difficoltà. Perché ho giocato con gente veramen te forte. Da Shevchenko a Rivaldo, passando per Seedori, Pirlo, lotu, Djalminha, sono tantissimi. Per un periodo ho pensato anche che Pato potesse diventare il centravanti più forte del mondo. Se proprio sono costretto a dire un nome, scelgo Totti. Sì, Francesco se lo merita".

A tal proposito, come procede la causa con la Roma?"A me dispiace tanto, perché sapete l'affetto che ho per la Roma e Roma, una squadra e una città che mi hanno dato tantissimo. Gli avvocati stanno andando avanti, anche se in cuor mio spero che si possa risolvere nel più breve tempo possibile".

Nelle tante sfide giocate tra Roma e Milan, c'è un episodio particolare che ricorda?"Sì, un fallo di mano di Seedorf a San Siro non sanzionato dall'arbitro. Era rigore, avremmo probabilmente vinto quella partita e il secondo scudetto consecutivo».

Ci salutiamo con un pronosticо?"No, non ci casco. Dasvidania!".

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