Tre anni a Torino, trentasette a Roma. Dove pende la bilancia? «Beh, sono sicuramente più romanista», così Zibì Boniek, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero, che di Juve-Roma (e viceversa) ne ha vissuti. «Erano anni in cui in campo c'erano sei campioni del mondo, un livello altissimo. La Roma era la nostra avversaria vera, sono stati tre anni meravigliosi che potevano essere stratosferici ma ci è mancata la vittoria in Coppa dei Campioni con l'Amburgo».
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Boniek: “La Juve fatica, Roma credici”
Lei era un po' giallorosso anche quando vestiva il bianconero, no? «Dovevo venire alla Roma subito, poi il presidente Viola non poteva pagare la federazione polacca e Agnelli mi portò alla Juventus».
E Dino Viola la prese male. «Era una persona speciale, molto intelligente, tant'è che i dirigenti della Juve lo “temevano”. Gli dissi “presidente, io ho un contratto triennale, se vuole ci vediamo fra tre anni”. Poi, a sei mesi dalla scadenza, lo richiamai per capire se avesse cambiato idea e non l'aveva cambiata: mi voleva a Roma. Magari ho vinto meno, però Roma ha un fascino particolare».
E da qui non s'è più mosso. A Torino la considerano un “traditore”, non le hanno consegnato la stella. «L'hanno data a gente che ha vinto molto meno di me. Ma lì Andrea Agnelli ha dato retta a dei balordi e si è fatto trascinare. Io non ho mai parlato male della Juventus, ho chiesto mille volte di portarmi le prove, registrazioni, interviste scritte, etc. Niente. lo tifo più per la Roma e non sono contro la Juve. Ma passiamo oltre».
Indichi una partita che ha vissuto e che non dimentica. «L'anno della rincorsa con la Roma. quando vincemmo tre a zero all'Olimpico con i gol di Graziani, Pruzzo e Cerezo. Una giornata bellissima, stadio fantastico. quella Roma era uno spot per il calcio. Peccato lo scudetto poi sia sfuggito per un niente. Poi ricordo anche quel 2-2 di Torino con la rovesciata di Pruzzo».
Che le viene in mente ripensando a Agnelli e Boniperti? «Che avevano grandi attenzioni per ìl presidente Viola. Timore. rispetto, davanti c'era un avversario con idee forti e la Juve in quei tempi era l'emblema del potere tecnico, economico. politico. Lo scudetto della Roma creava problemi, quello del Verona no».
E di Viola? «Un padre padrone. Faceva tutto, era un abile dirigente, concreto, furbo. Abitavo vicino a lui, spesso lo incontravo anche fuori dai campo. Persona gradevole, così come la moglie Flora».
Scelga un giocatore della Juve? «Piatini».
Più forte di Falcao? «Non c'e paragone».
Addirittura? «Come calciatore sì. ribadisco: non c'è paragone. Falcao era un grande personaggio, l'uomo giusto per quella Roma, che aveva bisogno di un leader di quel tipo, perche chi c'era non aveva le sue caratteristiche. Lui era avanti a tutti anche nel modo di presentarsi, di comunicare: sempre elegante, giacca e cravatta, frequentava i salotti...».
Il migliore delle Roma? «Ce ne erano tanti, ne dico uno sottovalutato da sempre: Toninho Cerezo. Faceva cose incredibili. E poi Bruno Conti e non dimenticherei Pruzzo. Il bomber era fregato dal carattere, troppo brontolone, ma aveva una capacità di dominare l'area fuori dalcomune. Il top».
Il prossimo Juve-Roma è sfida scudetto? «E' una grande partita, tra due ambiziose. La Roma è una squadra, molto coraggiosa. Se la Juve perde potrebbe aprirsi una crisi».
Ci saranno tanti assenti, peccato. «Lamentarsi è la scusa dei deboli».
Non sarà facile sostituire questo Zaniolo. «Mou troverà maggiore equilibrio, non dovendo per forza avere il pallino del gioco, magari potrà sfruttare meglio le verticalizzazioni in velocità. Senza Nicolò, la formazione è pronta: Pellegrini dietro Dybala e Abraham e Matic-Cristante in mezzo».
Veniamo a Dybala, sarà la sua partita. «In queste due gare gli è mancato il gol, ma non lo vedo ancora al top della condizione. Ogni fine azione ha le mani sui fianchi, serve un po' di tempo, ma ha grandi qualità. La Roma ha bisogno del miglior Dybala».
La Juve le piace? «Gioca male, ha vissuto delle invenzioni di Vlahovic-Di Maria».
Colpa di Allegri? «Di solito i grandi ritorni non sono semplici da gestire. E se una squadra gioca male spesso è colpa dell'allenatore, ma c'è da dire che pure certi calciatori non sono all'altezza. Di sicuro il “primo” Max juventino, aveva una rosa con maggiore spessore»
La sua griglia scudetto? «Milan, Inter: su tutte, poi Roma, Juve e Napoli che giocano per i due posti in Champions».
Quindi ha ragione Mourinho: la squadra non è da titolo? «Non lo so, tutto può accadere, ma da questa Roma mi aspetto come minimo il quarto posto».
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