rassegna stampa

Batistuta: “Non camminavo più”

(Il Messaggero – A.Angeloni) Se Gabriel Batistuta racconta, a 43 anni appena compiuti, di aver avuto difficoltà a camminare per via dei problemi alle ginocchia, emoziona.

Redazione

(Il Messaggero - A.Angeloni) Se Gabriel Batistuta racconta, a 43 anni appena compiuti, di aver avuto difficoltà a camminare per via dei problemi alle ginocchia, emoziona.

Se Adriano, neo trentenne, viene licenziato dal Corinthians per via dei suoi problemi extra calcio che gli impediscono di fare il professionista, intenerisce o fa rabbia. (...) Bati poteva riposarsi di più e curarsi (essere curato) meglio, Adriano doveva lasciare da parte qualche birra o whisky di troppo e sfruttare il suo talento calcistico. Due storie di vita parallele, di due bomber che in Italia hanno vestito più o meno le stesse maglie, quella della Fiorentina, della Roma e dell’Inter. Con fortune diverse, naturalmente.

Ma che cosa è successo a Batigol? Il 10 agosto 2011 dall’Argentina arriva brutta una notizia: dramma Batistuta, non riesce più a camminare. Troppi problemi alle ginocchia, martoriate durante la sua lunga carriera. Non sta in piedi, non deambula. Un uomo distrutto, depresso e così via. Notizia credibile, visto il suo passato da calciatore che mai ha saputo risparmiarsi. Invece, in quella stessa giornata arriva la smentita del chirurgo che lo ha operato e conosce a fondo le sue problematiche.(...) Ma ecco che, qualche mese dopo, cioè ieri, arriva la smentita della smentita, direttamente da Gabriel, 344 gol in 554 partite da professionista, che in un’intervista a France Football racconta: «C'è stato un momento in cui stavo malissimo. Non potevo quasi più camminare. Ora sto meglio. Non posso più giocare a pallone perché non posso più correre ma cammino abbastanza bene». È triste pensare che Batigol faccia fatica a camminare, e viene in mente: ma chi lo ha curato quando faceva il calciatore? Possibile che l’abbiano ridotto così? (...) Tornano in ballo le famose infiltrazioni antidolorifiche. E una, due, tre, quando sono cento tende a essere un problema e di solito lo si avverte qualche anno dopo. «Non ne ho fatte poi tantissime. Giocavo sempre, e davo tutto. Avevo difficoltà ad accettare di stare fermo per un infortunio. Se tornassi indietro, forse starei più attento a me stesso, ma alla fine neppure troppo. Mi piace segnare, sentire il pubblico. Se avessi giocato nel Barça o nel Manchester avrei vinto il Pallone d’Oro». Anche ai tifosi della Fiorentina e della Roma piaceva molto vederlo segnare e esultare in quel modo così intenso e naturale, i calciatori di oggi a confronto sembrano delle caricature, che di naturale non hanno più nulla. Figuriamoci di intenso.

Logoro, ormai al capolinea, è Adriano, giocatore in difficoltà fisiche e psicologiche già ai tempi di San Siro, quando aveva appena cominciato ad abbattere, alla Batistuta, le difese avversarie. Ora è un’anima fragile, un sorriso sempre triste. Solo un paio di stagioni da Imperatore, poi il lento declino. L’ultima che lo riguarda, la lettera di licenziamento del Corinthians. La sintesi migliore della vicenda Adriano la fornisce uno dei membri della commissione tecnica del Corinthians. «Lavorare con Adriano è come cercare di disinnescare una bomba, basta toccare o tagliare il filo sbagliato e esplode tutto». (...) E tutto è esploso, Adriano non ancora ma viste le ultime immagini televisive, poco ci manca. Troppo grasso per essere un atleta, tanto innamorato perso delle notti (magiche) di Rio per potersi reggere in piedi e fare il calciatore (o, chissà, per fare l’uomo). I livelli di eccellenza sul campo li ha lasciati a Milano e Parma, ma ormai è preistoria.

Da quando la Roma (cinque mezze presenze, zero gol, zero tiri in porta) lo ha sbolognato, Adriano nel Corinthians ha giocato 350 minuti, distribuiti in otto partite, durante le quali ha segnato appena due reti. Subito gli sono stati fatti i conti in tasca. Avendo guadagnato due milioni, un milione a gol. Un milione di problemi. Nella sua seconda vita, Batistuta cammina male, si è rimesso in gioco nel calcio (fa il ds nel Colon di Santa Fe), è ricco, comunque famoso e rispettato da tutti. Adriano rischia di restare solo.