rassegna stampa

Allenatore e capitano amici mai (più). Ecco il meglio e il peggio di un anno

Non è la prima volta che in questa stagione il tecnico, pur non sollecitato dai media, vira autonomamente su Totti

Redazione

Quale fosse l’intento di Spalletti, nel chiedere il rinnovo di Totti, tiene banco in città nei discorsi dei tifosi e degli addetti ai lavori. E stavolta, come scrive Stefano Carina su Il Messaggero, la vittoria non c’entra nulla. C’è chi l’ha interpretata come una difesa del gruppo (con l’Olimpico che si esalta per l’ingresso di Totti e invece rimane silente durante la partita, fischiando addirittura per qualche secondo la squadra quando il pallone non usciva per agevolare l’entrata in campo del capitano). Chi invece come l’ennesimo paletto per prepararsi a giugno un’exit strategy. Piuttosto altri, lo ritengono il modo più semplice per non parlare del suo rinnovo provando a spostare l’attenzione.

Non è la prima volta che in questa stagione il tecnico, pur non sollecitato dai media, vira autonomamente su Totti. Accadde, ad esempio, alla vigilia della gara con la Fiorentina, il 17 settembre «Qui non si vincerà mai niente solo con lui. Quando la Roma trionfò, lo fece perché aveva anche altri grandi calciatori straordinari oltre Totti. Se continua a giocare sarò l’allenatore della Roma altrimenti no».

Dopo il botta e risposta con Ilary Blasy, il 1 ottobre, Lucio parte in contropiede e accusa i media «di voler l’addio al calcio di Francesco. E invece deve giocare ancora». La memoria per una volta gli fa difetto. E così dimentica quando non più tardi di qualche mese fa lo aveva paragonato ad un telecronista in pensione («Ci si chiede se può giocare dall’inizio ma si potrebbe proporre anche un sondaggio diverso: far commentare l’Europeo a Pizzul o Caressa?») o la prima riga del comunicato della Roma a giugno, «lieta di annunciare l’ultimo anno di Totti da calciatore». Ora il problema, non è il rinnovo di Francesco che per la prima volta ha preso in seria considerazione l’ipotesi di smettere. Ma il futuro di Spalletti, sempre più decisivo in campo ma criptico fuori.