rassegna stampa

Allegri contro Garcia, così diversi così uguali

Garcia ha conquistato i suoi giocatori in un niente, forse dal giorno in cui diede dei laziali ai tifosi contestatori. Allegri ha dovuto faticare di meno.

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Chissà se Rudi Garcia avrà sussurrato nell’orecchio di Mapou Yanga-Mbywa ciò che qualche anno fa disse a Aurélien Bayard Chedjou Fongang, camerunense, difensore centrale del suo Lilla che sarebbe poi diventato campione di Francia? «Devi essere Puyol». Questo è Garcia, così lo hanno conosciuto anche a Roma. Uno tosto, motivatore, tecnico psicologo. Un bel «paraculo», il marchio stampato su di lui da Francesco Totti. E ha detto tutto, il capitano: uno che sa il fatto suo, sa come ottenere quel di più da tutti, sa vendere il prodotto. E il prodotto venduto fin ora funziona. Garcia ha conquistato i suoi giocatori in un niente, forse dal giorno in cui diede dei laziali ai tifosi contestatori. De Rossi, spaventato dalle prime immagini del Garcia suonatore di chitarra che girava su Youtube, ha virato immediatamente, scegliendo di non scappare da Roma per aggrapparsi a Rudi. Questo è Garcia. Uno che in nemmeno tre mesi ha ridato dignità a un pezzo di città affranta.

Le sue iperboli, le sue metafore, i suoi aforismi stanno lì, stampati negli archivi dei giornali. La chiesa al centro del villaggio è diventata una cattedrale.      IL COLLEGA -  Allegri ha dovuto faticare di meno, la Juve non era affranta quando è arrivato il conte Max, che ha sostituito il Conte più vincente d’Italia: tre scudetti consecutivi sono un bagaglio inestimabile e un macigno pericoloso da stoppare. Max viene da Livorno, è un ragazzo sveglio, che sorride, ha i modi gentili, ma anche lui - racconta chi lo conosce bene - è un bel paraculo, senza offese. A Roma quel termine è un complimento. Non è mica semplice dire a Pirlo, tu non mi servi, arrivederci e grazie. Sbagliando, magari, ma comunque non è semplice. Max è tosto, come il suo collega avversario di domani, ha personalità, carattere, senza mai alzare i toni, senza per forza dover trovare nemici per credere di esistere di più o meglio di altri. Basta far valere i propri pensieri e quando un santone come Sacchi ti dice che la Juve ha pensato solo a difendersi e il calcio proposto è volgare, Max reagisce col piglio tutto livornese. «Oh Arrigo, io e te nu si riesce ad andare d’accordo, o tu vedi un’altra partita, o sono io che ne vedo un’altra». Sciabolata morbida, direbbe Sandro Piccinini. Chissà come reagirebbe Max se Boban gli ripetesse quello che ha detto a Conte un paio di anni fa: «Antonio sei scorretto». Solo perché l’allora tecnico bianconero sosteneva che il tiro di Muntari aveva sorpassato la linea di porta e quindi era gol. Muntari giocava nel Milan e quel Milan era allenato da Allegri, che si è visto sorvolare sulla testa il secondo scudetto consecutivo. Max è tornato a lottare per quel traguardo, davanti non ha più Conte ma Garcia, con il quel si è confrontato via tv dopo le partite dell’ultimo turno infrasettimanale e un anno e mezzo fa proprio lui poteva stare al posto di Rudi sulla panchina giallorossa. Non baci e abbracci, ma nemmeno punzecchiate. Si rispettano e si guardano a distanza, non litigano. Per ora. Per ora tutto tace, vedremo oggi cosa succederà, ma non ci sono micce all’orizzonte. Solo nuovi aforismi franco spagnoli o battutacce in vernacolo. Il vetriolo gettato lo scorso anno tra Garcia e Conte è lontanissimo.     IL PRECEDENTE - Solo una volta Max e Rudi si sono trovati avversari, lo scorso anno, nella sfida di andata. Era un Milan decadente, un Allegri quasi decaduto; Garcia quella sera a San Siro ha lasciato due punti ai rossoneri, dominando e ritrovandosi per due volte in vantaggio, ma senza vincere: 2-2, con rimpianti enormi riportati a Roma. Si va per il secondo round, ma stavolta è tutto molto più grande. C’è uno pezzettino di scudetto da giocarsi. Max si è juventinizzato, Rudi è sempre più romano de Roma. «Spero di poter essere il primo allenatore giallorosso a poter entrare nel nuovo stadio. È una specie di Colosseo moderno e che dovrà permettere ai gladiatori che sono i nostri giocatori di avere un terreno di espressione fantastico. Ho l’impressione di essere stato adottato come un bambino dalla città. So che i risultati sono importanti e hanno permesso questo avvicinamento con i tifosi. Oggi mi sento integrato», parole di Rudi. Allegri spera di poter dire la stessa cosa al più presto. Il suo compito è far dimenticare Conte, ed è dura; Garcia dovrà far dimenticare i precedenti tra anni di nulla, sicuramente più facile. Domani si comincia.