rassegna stampa

Alla scoperta dell’America

(Il Messaggero – U. Trani) – Negli Usa c’è voglia di Roma e non può essere diversamente. Da sedici mesi è di proprietà statunitense, dal 15 aprile 2011 è gestita da quattro bostoniani.

Redazione

(Il Messaggero - U. Trani) - Negli Usa c’è voglia di Roma e non può essere diversamente. Da sedici mesi è di proprietà statunitense, dal 15 aprile 2011 è gestita da quattro bostoniani.

Il presidente DiBenedetto, sempre e comunque il portabandiera a stelle&strisce nonostante non abbia più i pieni poteri, il socio forte Pallotta, l’uomo che ha convinto Unicredit a trasferire il pacchetto di maggioranza oltreoceano, Ruane e D’Amore la aspettano domani sera a Boston, dopo la gara giocata a Chicago contro il Zagleb Lubin. Ancora non si sa se qualcuno di loro si sposterà nell’Illinois, prima tappa della tournée, per vederla dal vivo già al Wrigley Field che di solito ospita il baseball. A riceverla solo l’ad Pannes. La gara è stata presentata da Boniek che in un’intervista alla Cbs si è rivolto alla comunità polacca che è la più numerosa dopo quella di Varsavia. Solo settemila i biglietti venduti. Lievita invece l’interesse dei media: avrebbero voluto, senza però essere accontentati come se si volesse creare la giusta suspence, subito in diretta tv, alle 23 italiane e quindi tre ore dopo lo sbarco romanista, Baldini, Zeman e Totti per il pubblico degli States. Bradley, figlio dell’ex ct della nazionale Usa e calcisticamente cresciuto proprio nell’Illinois, è subito l’uomo copertina.

Ma l’obiettivo inquadra i tre simboli della Roma in America, per la soddisfazione del direttore marketing Winterling. Sul palco sarebbe salito pure De Rossi, se non fosse in ferie post Europeo: il centrocampista è l’ambasciatore giallorosso del consorzio Usa. Il dg, il tecnico e il capitano sono in vetrina per motivi diversi. Baldini è stato voluto perché dirigente di spessore internazionale per le esperienze al fianco di Fabio Capello. Più che alla Roma nel 2000, per quelle successive al Real Madrid e con la nazionale inglese. Di Zeman conoscono il gioco divertente e offensivo. Totti è il Mago. «E’ la mia prima volta in America, sono curioso. So che negli impianti sportivi, pure all’aperto, non si può fumare, ma troverò un posto per accendermi un sigaretta» avverte Zeman che ieri ha dato mezza giornata di riposo alla squadra. Totti for president, lo striscione per il capitano all’aeroporto di Chicago.

Dietro ai tre, c’è la Roma di oggi che non sarà anche quella di domani. Perché i giocatori sono 23 e non sappiamo se all’inizio della nuova stagione saranno loro a formare l’organico della squadra. Un anno fa ne arrivarono 14, compresi i giovani Nego, Tallo e Nico Lopez. Ne sono andati via per ora tre Kjaer, Gago e Borini. Ne potrebbero partire altri, come Heinze e Josè Angel. Ma il fallimento della scorsa stagione ha certificato la necessità di nuovi investimenti. Già sei novità: il giovane portiere lituano Svedkauskas, terzino brasiliano Dodò, il difensore brasiliano Castan, il centrocampista americano Bradley, il regista greco Tachsidis, il mediano brasiliano Lucca. Ne vedremo ancora.

A Chicago la Roma è nuova e sempre più giovane. Alle sei novità, vanno aggiunti Florenzi, riscattato dal Crotone, e gli ex primavera Romagnoli, Verre e Lopez. Cambiano 10 uomini su 23, il numero giusto della rosa secondo Zeman. Doppioni per tutti i ruoli più il terzo portiere. I posti, per la verità, erano 24: Borriello, però, non se l’è sentita di attraversare l’Atlantico insieme con i compagni. Sa che andrà via, perché l’allenatore non lo vede e il pubblico non lo sopporta più. Non ci sono gli altri partenti Okaka e Greco. Zeman ha escluso anche Perrotta e Pizarro: la Roma stavolta deve voltare pagina. E la scopriremo in America.