(Il Messaggero - M. Ferretti) - Tre giornate di campionato, quattro punti. Una vittoria,un pareggio e una sconfitta. Un rendimento deludente, viste le premesse. La Roma ha vinto a Milano in casa dell’Inter ma in casa propria controCatania e Bologna ha rimediato soltanto un pareggio. La squadra di Zdenek Zeman ha segnato sette reti (4 all’Olimpico, media 2 a partita) e ne ha incassate sei, cinque in casa (media 2,5 a partita). Una Roma in costruzione? Non v’è dubbio. Una Roma che fa fatica a giocare con continuità in maniera zemaniana;unasquadra che ha alcuni (troppi...) interpreti che nonhanno ancora capito la filosofia di gioco del boemo e che, numeri alla mano, difende poco e male. Sul banco degli imputati, per questo argomento, c’è soprattutto il giovane paraguaiano Ivan Piris, che ha sbagliato tutte e tre le gare: contro il Catania è stato messo in enorme difficoltà da Gomez, a San Siro ha patito le incursioni di Nagatomo e Alvaro Pereira e contro il Bologna ha toppato clamorosamente sui primi due gol della squadra di Stefano Pioli. Al momento, il piccolo Piris difende male e attacca forse peggio. Walter Sabatini l’ha voluto a tutti i costi a Roma, ha garantito per lui e ovviamente continua a difenderlo. Ma la sostituzione che Zeman ha ordinato dopo la rete di Diamanti (fuori Piris, dentro il centrale Marquinhos adattatoadestra)va considerato un segnale importante per il futuro a Roma del paraguaiano. Una bocciatura? Forse non definitiva (la riprova domenica a Cagliari) ma di certo un voto bruttissimo in pagella. Se le difficoltà di adattamento di Piris potevano essere messe nel conto, stupisce assai il deludente avvio di stagione di Miralem Pjanic. Zeman l’ha proposto titolare contro il Catania, e l’ha sostituito con Florenzi; a Milano l’ha spedito in panchina e non l’ha impiegato neppure dopo l’infortunio di De Rossi; contro il Bologna è stato titolare ma Zeman ancora una volta l’ha sostituito, stavolta con Marquinho. Quando è stato impiegato a sinistra si è pestato i piedi con Totti («Sono due costruttori di gioco: devono stare lontani», parole di Zeman) e non l’ha presa mai; quando è stato spostato a destra, accanto a Lamela («Più costruttore di gioco di Lopez», sempre parole del boemo) è stato deludente. Insomma, dove lo metti gioca male. E appare impensabile che uno con le sue qualità tecniche faccia fatica a integrarsi negli schemi zemaniani, cioè in un centrocampo a tre come quello della passata stagione con Luis Enrique. [...]
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Al di fuori degli schemi
(Il Messaggero – M. Ferretti) – Tre giornate di campionato, quattro punti. Una vittoria,un pareggio e una sconfitta.
Destro,infine. Troppobrutto per essere vero, quello visto contro il Bologna. L’azzurro, che è sembrato in non perfette condizioni fisiche, non è mai stato pericoloso, non ha avuto uno spunto felice, non ha mai tirato verso Agliardi. Eppure giocava nel suo ruolo naturale, cioè centravanti, e non decentrato a destra come accaduto a Milano. Dopo San Siro s’era detto: la sua prestazione opaca va giustificata perché ha giocato fuori ruolo. Solo che Destro è stato insufficiente anche da attaccante centrale contro il Bologna. Problema tecnico, quindi,non tattico.Va aspettato con fiducia. [...]
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