Coppa d’Africa. Sorteggio. Eliminazione. E, poi, sette ore di volo per mettersi in extremis a disposizione di Rudi Garcia. Stanco? Macchè. A giudicare dall’impatto avuto sulla partita, forse il più fresco dei giocatori in maglia giallo e rossa. Buon segno per lui; un po’ meno buono per la Roma. Lui è Seydou Keita, il capitano del Mali. Dopo aver saltato cinque partite, ieri sera sotto la pioggia si è ripresentato all’Olimpico. Alla sua maniera, cioè dando immediatamente la sensazione di avere un qualcosa in più rispetto agli altri. Ha ritrovato, però, una squadra slegata, macchinosa. Ha cercato, con il suo inconfondibile passo felpato, di mettere un po’ di ordine in un gruppo altamente disordinato; ha provato a produrre gioco, ma nessuno gli ha dato un mano. Una Roma, ancora una volta, inguardabile nella prima frazione. La bruttissima fotocopia di una squadra smaniosa di lottare per lo scudetto. Una Roma che ancora una volta è andata in svantaggio (quarta di fila, sei nelle ultime dieci di campionato...) e stavolta anche in inferiorità numerica. Un pessimo spettacolo (spettacolo?).
rassegna stampa
Africa, errori, mercato e zero centravanti
Keita ha ritrovato una squadra slegata, macchinosa. La bruttissima fotocopia di una squadra smaniosa di lottare per lo scudetto.
PUNTA CERCASI - Impressionante l’involuzione della squadra di Garcia. L’Empoli, non il Real Madrid, è sembrata formazione di un altro pianeta. Errori tecnici puerili, poca corsa e approssimazione tattica: ma cosa è successo, Roma? Un crollo verticale. Roba davvero brutta. Keita, che aveva lasciato il gruppo contro il Milan prima di unirsi al Mali, ha ritrovato il fantasma della Roma. E, in certi casi, o sei Mandrake oppure non riesci a cambiare l’andamento delle cose. È impossibile, anche con tutta la buona volontà. L’espulsione di Saponara, proprio allo scadere della prima frazione, ha restituito al confronto la parità numerica e ai tifosi giallorossi, che avevano accompagnato la squadra (senza più Totti e Iturbe, oltre a Borriello e Gervinho. E Destro...) negli spogliatoi con una robusta (e giusta) razione di fischi, la speranza di non perdere la partita. Poi la rete di Maicon con un piattone di sinistro d’altri tempi e parità anche nel punteggio. La Roma, a quel punto, avrebbe avuto bisogno di un attaccante per tentare di fare anche il secondo gol, di vincere la partita ma tra infortuni, sostituzioni forzate (e forse sbagliate...), affari (affari?) di mercato e giocatori in Africa non ce ne erano. Non ce ne erano più. Un errore, a ben vedere. E neppure piccolo. Uno dei tanti, anzi dei troppi della impresentabile, in campo e non, Roma attuale.
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