Totti invoca i campioni. Mourinho, almeno a gennaio, si accontenterebbe di semplici rinforzi. Preso atto che la rosa è incompleta (mancano all’appello un terzino destro e un regista), scrive Stefano Carina su Il Messaggero, la domanda diventa però d’obbligo: dopo 16 partite, era comunque lecito attendersi qualcosa in più nel gioco e rispetto agli attuali 25 punti in classifica? Perché la resa di José nel post-gara di sabato, ispirandosi alla logica del “pesce grande mangia sempre il pesce piccolo” (ergo l’Inter vince perché è più forte), rischia di trasformarsi in un pericoloso boomerang. Soprattutto quando cambiano i parametri e la Roma, a dispetto di Venezia, Bologna, Verona e Bodo Glimt, finisce comunque nella rete di pesci più piccoli di lei. Anche al gm Pinto è scappato come “7 sconfitte in 16 gare siano tante”. Probabilmente troppe. La Roma non ha mezze misure: o vince o perde. Appena un pari (0-0 con il Napoli) a testimonianza di una squadra che vive di eccessi. In positivo e in negativo. Accade così che i giallorossi siano i primi in serie A per le conclusioni effettuate (273) ma appena decimi alla voce reti segnate (24), superati anche dal Verona (32), dalla Fiorentina (27) e dal duo Empoli-Sassuolo (26). Dall’inizio della gestione sono pochi i calciatori che hanno migliorato il loro rendimento con Mourinho. Si contano sulla punta delle dita: Karsdorp, Ibanez, Pellegrini più il giovanissimo Felix. Gli altri, sono tutti – chi più chi meno – peggiorati. Anche dai nuovi arrivati (Rui Patricio, Vina, Abraham, Shomurodov) era lecito attendersi molto di più.
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Adesso Mourinho è sotto processo
Dall’inizio della gestione sono pochi i calciatori che hanno migliorato il loro rendimento con il tecnico
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