rassegna stampa

Zeman: “Nel calcio bisogna lavorare seriamente. Se Pjanic crede che il campo sia un parco giochi, sbaglia»

«Io non ho mai avuto un problema con De Rossi, forse lui ha avuto problemi con me».

finconsadmin

«La crisi del calcio italiano ha molte cause, le stesse da parecchi anni. C’è a monte un problema di cultura, di lavoro, di settori giovanili poco curati».ì dice Zdenek Zeman in una intervista al Corriere dello Sport.

Come vedrebbe Conte allenatore della Nazionale? 

«Conte è un allenatore, alla Nazionale serve un selezionatore».

Dunque non andrebbe bene neanche Zeman. Ma se lei ha un’idea diversa del calcio, come fa a resistere nonostante gli anatemi di uomini come Marcello Lippi, che la invitavano a lasciare questo mondo piuttosto guasto? 

«Sono ancora qui, ad allenare una bella squadra di serie A, perché questo gioco mi diverte. Mi piace far crescere i giovani, far divertire i tifosi. Però so bene che nel calcio ci sono quelli che pensano solo a far soldi. Li combatto, sono diverso. E insisto sulla mia strada. Dalla mia panchina e sui campi io vedo correre persone, non soldi, sento battere cuori, non le casse del business».

I giocatori la seguono, o la pensano come Pjanic, che la contestò sostenendo che alla Roma si allenavano senza divertirsi? 

«Continuo a dire che il nostro è uno sport professionistico, e occorre lavorare seriamente. Se qualche giocatore, ad esempio Pjanic, crede che il campo sia un parco giochi, sbaglia».

Sarebbe meglio vigilare contro le scommesse… 

«Io nella vita ho giocato schedine al Totocalcio da 200 lire. Ho visto che qualcuno esagera, e non va bene, ma giocare in ritiro rilassa e crea gruppo».

A proposito di affetto e stima, stringerà la mano a De Rossi quando lo incontrerà in Cagliari-Roma? 

«Io non ho mai avuto un problema con De Rossi, forse lui ha avuto problemi con me».

Quante volte ha avuto uno scontro esplicito con un calciatore? C’è qualcuno che si è lamentato per i suoi sistemi di allenamento, per la fatica di saltare sui gradoni? 

«Mai, nessuno mi ha mai detto in faccia niente, eppure io dico sempre che se hanno qualcosa da dire lo facciano. Accetto volentieri il confronto».

In Italia non scherzano neppure i ministri, da Alfano all’ex Calderoli, tutt’e due accusati di razzismo: l’attuale responsabile dell’Interno ha chiamato vù cumprà i venditori ambulanti e il dirigente leghista definì un orango il ministro Kyenge. Che cosa pensa del razzismo negli stadi? 

«Razzismo significa odiare qualcuno. A me sembra che in Italia siate troppo sensibili su questo punto, nel senso che se si fischia un ragazzo africano ci si scandalizza più che se si fischia un italiano. Sapeste che cosa mi hanno urlato a Torino quando sono andato a giocare contro la Juve! Altro che razzismo!>>