rassegna stampa

Zeman: «E’ un derby. Lo vogliamo»

(Corriere dello Sport – A.Ghiacci) Il derby lo ha già vissuto su entrambe le panchine, l’ultima volta tredici anni fa. E’ cambiato qualcosa da come se lo ricordava?

Redazione

(Corriere dello Sport - A.Ghiacci)Il derby lo ha già vissuto su entrambe le panchine, l’ultima volta tredici anni fa. E’ cambiato qualcosa da come se lo ricordava?

«La vigilia è stata normale, non ho trovato particolari difficoltà con la squadra. Abbiamo lavorato come sempre e cercato di fare il possibile per affrontare al meglio l’avversario. I giocatori che c’erano l’anno scorso sanno cosa significa questa partita, gli altri se ne accorgeranno allo stadio».

Differenze tra il viverlo da laziale e da romanista?

«Sono stato bene alla Lazio e sto bene alla Roma. Tare dice che ho il cuore ancora biancoceleste per metà? Non dimentico di aver allenato alla Lazio, con cui mi sono totlto anche delle soddisfazioni. Ma oggi mi sta più simpatica la Roma. La preparazione non cambia, c’è più o meno la stessa pressione da tutte e due le parti. Il derby che ricordo di più? E’ sempre il primo: per me, con la Lazio, fu una sconfitta per tre a zero. Conferenza stampa unita? La Lazio non ha avuto tempo perché ha giocato giovedi, spero sarà per la prossima volta».

Per Zeman è sempre una partita come le altre?

«Ha lo stesso valore, perché se non sbaglio in palio ci sono sempre tre punti... Ce ne fossero stati sei sarebbe stato diverso. L’eventuale vittoria ci farebbe salire a quota venti punti in classifica, che sarebbero meglio degli attuali diciassette».

Ma per le tifoserie conta tanto...

«E infatti se si perde ci possono essere delle ripercussioni, perché la gente ci tiene in maniera particolare. Differenze tra i due pubblici? La Roma sicuramente ha una tifoseria più calda, più appassionata. Si è visto anche quest’anno: alla partita di presentazione da noi erano in 40.000, per la Lazio erano in 500. Capisco la gente, è un derby e so quanto siano attaccati alla propria squadra, forse non sempre nel modo giusto. Mi auguro che la gente venga a vedere la partita e penso che le due squadre possano mostrare uno spettacolo divertente. Alla fine si vedrà chi avrà fatto meglio».

Il derby potrebbe decidere il suo futuro?

«Per me non esiste giudicare un allenatore per l’andamento di una sola partita, anche se si tratta di un derby. Quando sono stato alla Roma la prima volta ne ho persi quattro ma alla fine in classifica siamo arrivati davanti alla Lazio. Anzi, sui cinque anni di panchine romane di partite contro l’altra sponda della città ne ho perse ma per quattro volte sono arrivato davanti ai rivali...».

Ha detto che De Rossi sta meglio: che significa?

«Tecnicamente e psicologicamente ha dimostrato di avere voglia. Sembra averne di più rispetto all’inizio, sta bene mentalmente. In settimana ho provato tante soluzioni. Lui centrale? Fa parte delle possibilità... Ha qualche problemino che però è risolvibile, è a disposizione».

Dopo la vittoria contro i Palermo serve continuità...

«Mi auguro che i ragazzi abbiano imparato da quella partita, lì sono riusciti a giocare un calcio propositivo per novanta minuti e il risultato è stato buono. Però penso che la squadra possa fare sempre meglio e vorrei che lo facesse anche stavolta. Ci serve la continuità all’interno della stessa partita, serve concentrazione».

Totti e Osvaldo sono pienamente recuperati?

«Sono a disposizione, poi se pienamente o con qualche problemino va valutato. Mi auguro possano giocare entrambi, ma non dipende da me. Alternative? Ce ne sono tante».

La preoccupa la Lazio di Petkovic?

«Loro tatticamente sono una squadra prudente che però riesce a fare bene in attacco sfruttando spazi e inserimenti di quattro o cinque giocatori. Petkovic non lo conosco bene però penso che stia facendo un buon lavoro, la Lazio gioca un calcio organizzato e può dare fastidio a tutti. Bisognerà cercare di stare attenti e prendere dei riferimenti, anche se non sarà facile perché tanti di loro sono forti e possono far male in qualsiasi momento. Potremmo avere difficoltà nella costruzione del nostro gioco».