(Corriere dello Sport - G.Dotto) -Se il mondo in quanto Trigoria fosse un filmone epico di mucchi selvaggi alla Sam Peckinpah, uomini come Zeman, De Rossi e Totti cavalcherebbero insieme, uniti, fino alla morte, contro lo stesso nemico e dentro la stessa polverosa mutanda. Aspettando “funny” Lotito, senza bisogno di dirsi nulla, se non uno sguardo ruvido d’intesa e la mano nella fondina. E, invece, non è così.
rassegna stampa
Zeman, De Rossi e un brutto copione
(Corriere dello Sport – G.Dotto) – Se il mondo in quanto Trigoria fosse un filmone epico di mucchi selvaggi alla Sam Peckinpah, uomini come Zeman, De Rossi e Totti cavalcherebbero insieme, uniti, fino alla morte,
Nel mondo reale ma non regale, una mediocre pellicola dove i principi s’inamorano delle Camille e le Diane muoiono, Zeman e De Rossi sono l’uno contro l’altro. A guardarsi in cagnesco. Ingessati in un brutto copione di cui hanno perso il filo. Il capitano senza più futuro è diventato un caso, una barba triste, un milionario ingombro da rimuovere. E quello che poteva essere almeno un corposo drammone elisabettiano è diventato un gossip indecente, rispetto al quale il silenzio è più d’oro che mai. Lasciando stare il dibattito sul calciatore, va riconosciuta a De Rossi l’enorme dignità del silenzio. Scelta per niente facile, se da ogni parte fioccano parole, battute, allusioni, sentenze. Silenzio che fa rumore, certo, ma un rumore creativo, che costringe i meno cialtroni di noi quanto meno a interrogarci. Daniele fu esemplare anche quando l’oltraggio arrivò da Luis Enrique. In quel caso replicò. Non era così ferito da rifugiarsi nella scena muta. Scelse con raffinata intelligenza il paradosso di elogiare l’allenatore che lo aveva assurdamente punito. Questa volta no. La ferita, che sanguina ancora, potete giurarci, lo lascia senza parole. [...]
Stupisce piuttosto che due anime latine (e colte) come Baldini e Sabatini non abbiano compreso l’effetto dirompente di quel termosifone acceso. Silenzio il loro, questo sì, che somiglia a un errore. Quella tra Zeman e De Rossi non è una loro questione privata, che se la sbroglino da soli. Non è nemmeno, non solo, una faccenda di campo. Daniele trascende De Rossi. I suoi ululanti nemici di oggi non perdono occasione per ricordarci quanto guadagna al mese, al giorno, al minuto. L’equazione spiccia è “denaro uguale mercenario”. Alla quale segue quella più brutale: uno che guadagna tanto non se lo può permettere di sanguinare. Peccato che, se Daniele sanguina, a sanguinare è tutto il corpo giallorosso. De Rossi, forse il giocatore più romanista di sempre, forse persino più di Totti, almeno quanto a pressione venosa, è un leader vero. Chiedetelo a chiunque dentro Trigoria, ai compagni, ai più giovani, all’ultimo dei magazzinieri. E’ sempre stato il primo a esultare, soccorrere, consigliare. [...]
E, allora, che devono fare gli attori di Trigoria, strutturalisti praghesi, anime latine e manager filoamericani, a due giorni dal derby, a prescindere dal derby? Mettere da parte il loro ego e congiurare tutti insieme perché il mondo in quanto Trigoria torni ad essere quel grande film epico che merita. Zeman vuole vincere qui e ora, se ne sbatte finalmente degli elogi astratti, Baldini e Sabatini darebbero l’opera omnia di Shakespeare e una stecca di sigarette per la stessa cosa. De Rossi. Potete immaginarlo De Rossi sotto la Sud il giorno di uno scudetto? La vita sarà anche altrove, ma quelli come lui la Sud la cercheranno sempre, anche là dove non c’è.
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