rassegna stampa

Un Gervinho da brividi

Come sostiene il Corriere dello Sport, le crisi di astinenza sono così, poco lucide, psicologicamente caotiche. Nessun sostenitore romanista, con l’eccezione del lungimirante Rudi Garcia, avrebbe voluto vedere Gervinho in campo ieri l’altro...

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Come sostiene il Corriere dello Sport, le crisi di astinenza sono così, poco lucide, psicologicamente caotiche. Nessun sostenitore romanista, con l’eccezione del lungimirante Rudi Garcia, avrebbe voluto vedere Gervinho in campo ieri l’altro per l’1-1 con il Senegal che ha portato la Costa d’Avorio al Mondiale. Non dopo venti giorni di recuperi dietro l’angolo regolarmente rinviati all’angolo successivo. Non in corrispondenza dell’inaridirsi del martellante attacco giallorosso ridotto, senza Totti e Gervinho stesso, a realizzare a stento un gol a partita.

Gervinho trascina in Brasile la Costa d’Avorio Corre come prima E Garcia ritrova la sua arma letale per rodare i muscoli del giocatore. Altri avrebbero preferito vederlo - anzi, non vederlo - bloccato in panchina a rilassarsi un altro po’ in attesa della partita di lunedì prossimo contro il Cagliari, fondamentale per una squadra che non intende perdere a buon mercato il primo posto in classifica. Ma a Lamouchi, il quale a Casablanca si aspettava la partita che è stata, straziante per il sistema circolatorio, per nulla disinnescata dal 3-1 dell’andata, delle ansie della Roma interessava poco o niente. Quindi ha sguinzagliato Gervinho con il numero 10 a impazzare soprattutto per la fascia sinistra.

Gervinho ha acceso i postbruciatori e ha mandato in giro per il mondo immagini della velocità di sempre. Nel primo tempo ha tracciato, innescato e costruito l’unica azione degna di essere menzionata tra quelle della Costa d’Avorio. Per il resto ha chiesto scambi a compagni che restavano sempre tre passi indietro atterriti dalla prospettiva di penetrare nel territorio avversario, dove c’erano i leoni, e si è abbassato a sua volta per aggiungere densità in zona difensiva.

E’ stato insomma tra i più intensi e tra i più attenti. A quel punto la sostituzione a dieci minuti dalla fine è stata vissuta dagli inquieti romanisti come l’avvistamento di un ufo: sarà bene o sarà male, verranno ad aiutarci o a distruggerci? Senza contare che a quel punto tanto valeva divertirsi ancora a vedere Gervinho correre.

A quanto pare, Lamouchi ha tolto il giocatore solo perché non voleva avere sulla coscienza la sua stanchezza costringendolo subito a novanta minuti di lacrime e sudore, gli ultimi dieci passati dai suoi ad affastellare fortificazioni di fortuna davanti all’assalto furioso dei senegalesi, ai quali il 2-0 della qualificazione, prima del pari in contropiede, è sfuggito per un’unghia.

«Forza Elefanti. Si va in Brasile, grazie a tutti per il sostegno» , ha twittato. Rigorosamente al termine dell’attesa per il fischio finale. Gli Elefanti sono i giocatori della Costa d’Avorio. Ma sabato mescolati al branco c’erano anche i fan della Roma, pazienti come pachidermi nell’aspettare che la partita finisse e che il capellone più calvo del mondo ne uscisse sulle proprie gambe, camminando diritto con il suo passo da fantino troppo cresciuto.