Venire qui e scardinare il fortino dove neppure la Juventus era riuscita a luccicare. Cose da Francesco Totti, cose da Roma intera ovviamente, ma soprattutto da Totti, che Rudi Garcia definisce leggenda vivente. Talvolta, ma non in questo caso, è un modo di liquidare un vecchiardo rompiscatole ormai di peso a tutti. Garcia intende ben altro, però Totti ha i piedi piantati a terra quando non li lascia librare in aria per dipingere una traiettoria. E si tiene il qui e l’oggi.
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Totti: Incredibile! Ora può davvero succedere di tutto
Venire qui e scardinare il fortino dove neppure la Juventus era riuscita a luccicare. Cose da Francesco Totti, cose da Roma intera ovviamente, ma soprattutto da Totti, che Rudi Garcia definisce leggenda vivente.
«Lascio dire agli altri se sono o meno una leggenda. Io mi sento un giocatore che viene alla Scala del calcio e vince e torna a casa con il doppio della soddisfazione rispetto a quella di una giornata normale. E scusate se non penso alla Nazionale, non adesso. Io penso alla mia Roma che sarà anche caput mundi ma non bada allo scudetto, una questione che non ci riguarda»
E’ una parola grossa, in effetti, ma prima o poi bisognerà pronunciarla. Non ieri sera, altrimenti si rovina l’intero lavoro che Garcia e Totti stanno portando avanti, collaborando tra loro come un cane da fiuto collabora con un cacciatore.
Il lavoro che si sono proposti è riportare la Roma in Champions League. Ecco, questo si può dire: non in Europa, proprio in Champions League. E’ l’unica confessione che dopo le tre martellate all’Inter riuscirete a strappare a Totti. «Non ci aspettavamo un inizio di campionato così. Nessuno se lo aspettava. Però la squadra è messa bene in campo e dispone di giocatori di livello internazionale. E determinati a vincere, per di più. Quello che conta davvero è la testa. Con la testa sgombra tutto è possibile» .
Può significare che sotto le precedenti gestioni tecniche i pensieri si scompigliavano per qualche motivo. O forse non vale la pena analizzare e sbucciare ogni frase di Totti, che sta solo parlando come il capitano della squadra in testa alla classifica deve. «Non ci nascondiamo più. Il nostro organico ci consente di entrare tra le prime tre. Ci sono squadre più forti di noi, però alla fine lotteremo per entrare in Champions League. Vedete, se questo è il gioco che sappiamo esprimere, se questa continuità di risultati è la nostra caratteristica allora possiamo anche non pensare troppo ai singoli risultati. La Roma è una squadra che merita con una tifoseria che merita. I risultati devono essere questi. Sì, qualcosa è cambiato dallo scorso anno, un insieme di fattori. Ora il gruppo è unito, è forte, sono entrati giocatori di personalità spiccata» .
Come lui. Come una leggenda vivente, perché nel calcio esiste anche la retorica che monta alla testa e gonfia le parole. Può non piacere, ma il calcio è un gioco e anche tutto quello che ruota intorno, per quanto alta sia la posta in palio, è un gioco. Alla fine devi starci. «Non dico che non mi faccia piacere essere definito così. Sostengo solo che non spetta a me. Io do il 100% e lascio sia l’allenatore a scegliere gli aggettivi» . Altre parole non ne spende. «Ci sarebbero, le avrei in mente. E’ che voglio godermi questa vittoria e il fatto di giocare in una Roma così bella. Negli ultimi anni siamo spesso riusciti a giocare splendide partite a Milano. Ma è il fatto di essere arrivati a sette successi di seguito che colpisce. Non è facile» . Ha ancora due anni e un bel pezzo davanti, stando al contratto che ha appena firmato. Ne ha ancora mille, se conta il desiderio dei fan. Ne ha ancora pochissimi da giocare in Champions League. Forse è per questo che continua a correre, a stregare, a segnare e anche la vecchiaia resta lì a guardarlo.
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