A Florenzi e a Dodò, Toronto piace molto: a prima vista la trovano divertente. Possono anche aver ragione, finché si trova l'uscita. I palazzi ti crescono intorno: ne stanno costruendo 25 alti oltre i cento metri. Negli ultimi cinque anni sono sorti 180 grattacieli. Come riporta il quotidiano corrieredellosport, si fatica a riempire lo stadio da 24.000 posti per la partita di oggi. Sarà per i prezzi elevati, in Canada non ti regalano niente. O forse è il destino di questa città frenetica, troppo vicina per distanza e costumi a quelle dei fratellastri statunitensi per non assorbirne le consuetudini e unirle a una certa rigidità da gente di confine. Non è un caso se ogni volta che una grande lega americana, dal basket al baseball, ha un posto libero chiede a Toronto se voglia accomodarsi. E' esistito un Berlusconi locale, che però non si è mai mischiato con la politica: Ted Rogers, imperatore della comunicazione, scomparso pochi anni fa. In eredità ha lasciato l'azienda e uno stadio che portano il suo nome. sso tempo combinano poco, almeno questo è il parere di una popolazione piuttosto snob. Andrea Bargnani se n'è andato, così come se n'è andato Aaron Winter, l'olandese che è stato quattro anni alla Lazio e tre all'Inter a giocare prima di diventare tecnico e prendersi la briga di dirigere l'FC. «Funziona in questo modo. Gli allenatori combinano disastri e alla proprietà non interessa. Nessuno li manda via», racconta Giorgio Mitolo, reporter del telegiornale in lingua italiana Omni News. Il paradosso della città in cui tutti coloro che ne hanno la forza corrono, chi può permetterselo va allo stadio e chi è abbastanza stanco della propria sanità mentale paga 175 dollari per farsi appendere per i piedi alla sommità della CN Tower a 500 metri di altezza
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Toronto, la città delle sconfitte
A Florenzi e a Dodò, Toronto piace molto: a prima vista la trovano divertente. Possono anche aver
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