Non l'hanno mai chiamato Uomo Ragno. Quello era un altro portiere che girava da queste parti. Però Morgan De Sanctis si è sentito un supereroe quando ha dovuto scansare il tiro di Guarin. Scansare? «Eh, sì. Il rimbalzo, ovviamente. Il tiro non l'ho neppure visto, la mia paura è stata urtare il pallone che tornava indietro dopo aver colpito il palo e spedirlo dentro. Lì siamo stati fortunati».
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Super De Rossi “E’ una Roma che unisce!”
Non l’hanno mai chiamato Uomo Ragno. Quello era un altro portiere che girava da queste parti.
Siccome c'è ancora chi pensa che De Sanctis sia più o meno una di quelle sagome che i portieri della Roma usano in allenamento per simulare un'area affollata, simpatici semprimpiedi che ondeggiano a terra, lui si è guadagnato la giornata arrotolandosi su un colpo di testa di Alvarez. Per il resto è stata un'altra serata quieta. La Roma è laser quando attacca e muro quando difende.
In zona De Sanctis arrivano effettivamente pochi palloni. Purché non significhi che il portiere deve sentirsi inutile. Su questo punto è capace anche di prendersela. «Non è che Cech, Neuer e Casillas facciano dodici parate a partita. Il portiere fa parte del complesso, deve intervenire quando serve. Sto in una grande squadra dove sono arrivato alla fine della carriera. Al Napoli qualcuno voleva farmela finire prima» .
Non ha ancora digerito quell'addio turbolento. Vorrebbe incontrare la sua ex squadra prima possibile, «ma non per prendermi rivincite, solo perché non è possibile aspettare due o tre settimane prima di rigiocare. Chi deve decidere si prenda le proprie responsabilità. Come noi giocatori della Roma ci prenderemo le nostre se alla fine del girone d'andata saremo ancora in una posizione di classifica tanto importante. Per adesso non mi schiodo dall'idea iniziale: dobbiamo tornare a qualificarci per una coppa europea».
E' riuscito a farsi ammonire in vantaggio per 3-0 e dopo che l'arbitro aveva fischiato una punizione a suo favore. «Pensavo di aver subito un'ingiustizia. Mi sembrava che l'arbitro avesse convalidato il gol di Ranocchia, ma io ero in possesso di palla e avevo subito fallo. Mi sono lamentato mentre l'arbitro era stato ben consigliato dall'assistente d'area. Mi sono meritato quel cartellino. Ma vedete, non volevo prendere neppure un gol perché una cosa è vincere 3-0 e un'altra 3-1. Volevo arrivare in fondo con un successo pieno, indiscutibile».
Per lo stesso motivo ha continuato a urlare come fa sempre fino al 90'. «Non solo io, tutti i miei compagni intendevano chiudere la serata con una prestazione senza difetti. Questa partita ci angosciava, le ripartenze di Mazzarri sono letali. Io le conosco bene. Invece siamo stati noi a mettere in scena una difesa che non ha mai rischiato e una squadra sempre pronta a ribaltare l'azione». Quanto a Roma-Napoli, è un pensiero che lui respinge ma che torna sempre a svegliarlo. «De Laurentiis dice che bisogna giocare a mezzanotte. Magari è una provocazione, ma chi lo sa, di tanto in tanto ha idee innovative».
Ha un'idea innovativa anche Daniele De Rossi:«Non dobbiamo più rallentare come ci è accaduto dopo il primo gol. Questa squadra è solida, se ci ha aiutati un po' di fortuna va anche detto che sul 2-0 abbiamo smesso di soffrire». Un'idea innovativa perché la Roma di Garcia sembra davvero diversa da quelle magari forti ma sempre distratte che l'hanno preceduta. «Questa è una Roma che unisce. Negli anni passati troppe volte abbiamo creato spaccature nella tifoseria. La Roma di oggi è la Roma di tutti» . Il cui simbolo continua a essere il capitano. «Francesco Totti è un valore aggiunto. Per noi è importante vederlo segnare. Fa i gol, lancia gli altri. Che voto volete che dia a uno così?». Gli spogliatoi risuonano. I giocatori della Roma cantano “Salutate la capolista”. E vogliono continuare a cantare per molto tempo ancora.
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