Altro che ritorno nella Capitale. Tra un paio di mesi saranno passati quattro anni esatti dal commiato alla Roma. L'esilio dorato è occasione di rivincite, forse può anche permettersele.
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Spalletti, stoccate alla Roma
Altro che ritorno nella Capitale. Tra un paio di mesi saranno passati quattro anni esatti dal commiato alla Roma. L’esilio dorato è occasione di rivincite, forse può anche permettersele.
Come riporta l'edizione odierna del Corriere dello Sport, Spalletti, alla sua maniera, con la misura che si conviene verso chi gli ha consegnato la prima panchina veramente di lusso del nostro campionato. Anche perché il personaggio non è mai stato sopra le righe. Tanto che le frasi sibilline non intendono per forza sconfinare nel polemico.Da qui le dimissioni per rompere gli indugi. «Inevitabile arrivare a quella soluzione - spiega l'allenatore - si viaggiava su due binari diversi ormai da troppo tempo. Però mi è dispiaciuto perché quella Roma aveva ottenuto dei risultati, si era trovata una buona dimensione. Sentivo dire che bisognava fare di più, addirittura ero io che disturbavo la crescita della squadra. Sembrava assurdo, qualcosa senza una spiegazione».
Un peccato conservare dei ricordi al limite del rancoroso. Dato che riavvolgendo il nastro, ha saputo raccogliere le ceneri di una Roma caduta in disgrazia e farle ritrovare tono e competitività. «Ripensando a quei quattro anni voglio sperare che avessero ragione i tiratori scelti di allora: se il problema ero io, ben venga. Ma non mi sento per niente di aver limitato i progressi dei giocatori che avevo. Soltanto che poi, una volta andato via, ho avuto modo di informarmi sulla Roma nelle altre città europee in cui sono stato: non ne ho più sentito parlare».
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