rassegna stampa

Senza Totti è un’altra Roma

Totti ha lasciato Roma-Napoli (poi terminata 2-0) al minuto numero 33 del primo tempo La Roma adesso spera di riaverlo a disposizione il piùpresto possibile: le cure continuano.

Redazione

Totti ha lasciato Roma-Napoli (poi terminata 2-0) al minuto numero 33 del primo tempo La Roma adesso spera di riaverlo a disposizione il piùpresto possibile: le cure continuano. Sì, senza Totti (ma anche senza Totti e Gervinho) è un’altra Roma. Meno veloce, meno fantasiosa e potente in avanti. Meno prolifica: lo dicono i numeri delle ultime tre giornate: 3 gol fatti, 1 subito nelle tre gare senza il capitano; 24 fatti e 1 subito nelle prime 8 partite con Totti in campo. Cifre inequivocabili ma anche confortate da quanto si vede e si svolge in campo. E perfino al di là dell’eccezionale bravura di Francesco Totti, si può anche affermare che in ogni caso la Roma gioca meglio senza un centravanti vero come Borriello, che pure dà tutto in campo e che ha avuto il merito non indifferente di firmare il gol decisivo servito a battere il Chievo giovedì scorso. Questione di abitudine, caratteristiche della rosa, dna di una squadra che da Spalletti in poi, dal Totti reinventato falso nueve come va di moda dire oggi, ha assorbito un modo di giocare molto manovrato palla a terra che mal si addice ad un centravanti d’area vero e proprio.

Il Totti direttore dell’orchestra d’attacco ed egli stesso realizzatore scelto, rimanda con la memoria alle prime immagini sfocate di leggendarie edizioni della Coppa dei Campioni quando i bianchi del Real Madrid dominavano il mondo calcistico. Alfredo Di Stefano era un nove che aveva in sè anche il dieci e tanti altri numeri. Sì, proprio come il capitano giallorosso. Di Stefano arretrava centralmente e mandava in gol Gento, Kopa, e lo stesso Puskas che teoricamente giocava un po’ dietro di lui. Ma chiedendo lo scambio e appoggiandosi sulle velocissime ali, andava poi egli stesso a concludere con effetti mortiferi per gli avversari. Prima di Di Stefano i finti nove si ricordano più per narrazioni tramandate che per immagini o ricordi personali. fanno parte di questa schiera sicuramente Hidegkuti, l’ungherese della mitica Honved e il brasiliano Ademir negli Anni Cinquanta. Mezz’ala, ma con attitudini e peso specifico simile vengono attribuiti anche a Valentino Mazzola, ispiratore delle manovre offensive del grande Torino. Con caratteristiche tecniche e atletiche diverse da Totti, riallacciando un po i fili del tempo, negli anni Settanta troviamo il grande Johan Cruyff, attaccante a tutto campo di un’Olanda rivoluzionaria sotto il profilo tattico.

Ma, senza star qui a fare improponibili classifiche di merito, Francesco Totti rappresenta ancora un unicum nel panorama italiano e mondiale. Un grande cannoniere che ha nell’assist per i compagni la dote migliore è qualcosa di veramente raro. Un Rivera che segna molto di più, un bomber con testa e piedi da regista e trequartista. Un falso nueve ma anche un vero dieci. Insomma, uno che fa per due (e che due). Quando non c’è la sua assenza pesa, si sente e si vede.