rassegna stampa

Roma sprecona beffata nel finale

C’è una legge non scritta del calcio, a qualsiasi livello. Se sprechi una, due, tre occasioni da gol, alla fine il gol te lo fa l’avversario. Se poi manca una manciata di secondi alla fine di una partita già vinta e invece di tenere palla...

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C’è una legge non scritta del calcio, a qualsiasi livello. Se sprechi una, due, tre occasioni da gol, alla fine il gol te lo fa l’avversario. Se poi manca una manciata di secondi alla fine di una partita già vinta e invece di tenere palla provi ancora un’inutile e improbabile verticalizzazione alzando il pallone, vuol dire che non ci sei molto con la testa. Che tutta la squadra ha perso lucidità. Che qualcosa non va. Così prendi gol su un mischione mai visto e resti lì a chiederti perché.

Il campanellino d’allarme suonato a Torino è diventata una sirena coi lampeggianti. Tra le tante cose che ha detto questa partita, dal sapore amaro per la Roma, c’è il fatto che i giallorossi sono una cosa negli undici titolari, con Totti e Gervinho; un’altra quando in campo sono chiamati altri giocatori. Ieri senza Benatia la difesa non è apparsa solida come in altre occasioni e Bradley a centrocampo ha letto spesso uno spartito diverso dai compagni di squadra riuscendo a perdere stoltamente l’ultimo pallone, quello che andava solo scambiato con altri compagni in attesa del fischio finale. Caprari, entrato al posto di Pjanic, ha avuto la grande occasione e l’ha sprecata scegliendo sempre la soluzione sbagliata in contropiede, che pure è, dovrebbe essere il suo pane. No, come Garcia è costretto ad allargare le sue scelte, emergono problemi non indifferenti. Così va riconsiderata la gestione delle ammonizioni e degli infortuni. A Torino non c’era Castan, ieri non c’era Benatia.

L’altra sirena d’allarme riguarda gli arbitri. Dopo l’ineffabile Banti, ecco un Giacomelli che dopo aver ammonito Ljajic per una simulazione quanto meno dubbia (quando si è in velocità si può anche cadere se toccati da dietro), gli nega un rigore evidentissimo che poteva dare alla Roma il pallone del 2-0. A fine stagione gli errori si compensano? Per adesso sembra che per la Roma in realtà si sommino, sempre a suo danno ovviamente. E a favore di chi insegue in classifica.

Ciò non toglie che la Roma deve prendersela soprattutto con se stessa, soprattutto con la gestione del secondo tempo in cui ha avuto almeno tre occasioni limpide per raddoppiare. Protagonista sempre Adem Ljajic, nel bene e nel male. Grande talento il serbo, capace di liberarsi al tiro, trovando però sempre super Pegolo a dirgli di no. Ma almeno in un’occasione Ljajic è stato da ritiro della patente. Quando ha superato in tromba un paio di difensori del Sassuolo e poi, sull’uscita disperata di Pegolo gli ha tirato addosso ignorando Marquinho solo soletto al limite dell’aera piccola. sarebbe stato un gioco da ragazzi per il brasiliano appoggiare in rete e chiudere la partita. Mancavano appena tre minuti al novantesimo.

Il Sassuolo ha iniziato difendendosi con il 5-4-1, proponendosi con il 3-5-2 e finendo la partita con il 4-2-4. Bravo e fortunato Di Francesco che ha pescato il jolly all’ultimo secondo grazie al gioiellino Berardi, e che deve ringraziare Pegolo e gli attaccanti giallorossi, in particolar modo Ljajic. Il duello tra il portiere degli emiliani e il serbo si è svolto in quattro round. Quattro palle gol che Ljajic si è costruito quasi da solo e sulle quali il portiere del Sassuolo ha superato se stesso, complice anche l’egoismo del serbo.

La Roma è apparsa complessivamente un po’ stanca e un po’ lenta in fase di manovra nel primo tempo (dove comunque aveva trovato il gol del vantaggio grazie alla solita iniziativa di Florenzi: scambio veloce con Pjanic, tiro nell’angolo, Pegolo respinge e Longhi ribadisce maldestramente nella sua rete), sciupona, presuntuosa e poco razionale nella ripresa al netto dell’ennesima svista arbitrale; addirittura confusionaria in un finale da gestire in maniera ben diversa. Stavolta la sosta arriva a proposito. Lo sa anche Garcia.