rassegna stampa

Roma, quanti pezzi di te

Nei tre anni dell'era americana diversi giocatori sono sbocciati a Roma. Qui, tuttavia, il Corriere dello Sport riporta le sorti di quelli che se ne sono andati senza brillare.

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Roma non è stata costruita in un giorno, nemmeno quella americana. Che ne è stato dei tentativi andati male? Che fine hanno fatto, cioè, tutti i giocatori acquistati, nonché gli allenatori ingaggiati, e poi rigettati dal progetto dopo una reazione negativa? Se lo chiede stamattina il Corriere dello Sport. La risposta è una lunga filastrocca.

L'ERA LUIS ENRIQUE - Se il primo allenatore dell'era americana se la passa benone sulla panchina Barcellona, i suoi giallorossi sono finiti tutti peggio di lui, Jose Angel era tornato alla Real Sociedad ma ora gioca con il Porto. "Gioca" per modo di dire: dopo le prime tre di campionato è finito stabilmente in tribuna. Simon Kjaer, gigante danese, è al Lille, la vecchia squadra di Rudi Garcia, mentre Heinze continua la sua carriera, alla bellezza di 36 anni, al Newell's Old Boys (chissà che Sabatini non lo debba incontrare prossimamente, nell'ambito dell'affare Ponce-Casco). Gago è tornato al Boca, Stekelenburg non si è più ripreso e fa panchina al Monaco, Borini gioca poco nel Liverpool in crisi, e Bojan Krkic ha di recente rialzato la testa con lo Stoke City, dopo aver fallito con Milan e Ajax.

LE ROVINE DI ZEMANLANDIA - Recentemente esonerato a Cagliari, il Boemo non è riuscito a concludere nemmeno alla Roma la sua prima stagione. Partendo dai suoi pupilli, Tachtsidis ha ritrovato una sua dimensione al Verona che lo aveva fatto brillare in B, mentre lo sciagurato Goicoechea si trova ora in Portogallo all'Arouca. Juan è ancora una stella in Brasile e gioca all'International di Porto Alegre, Cicinho è in Turchia, al Sivasspor, Fabio Simplicio in Giappone.

GLI ALTRI - Chiudono i reduci dell'era Garcia: Marquinho si trova in Medio Oriente: gioca per l'Al Ittihad, in Arabia Saudita. Tallo invece non va male in Francia con il Bastia, Nego stenta in Ungheria. C'è infine Bradley, che in patria è un idolo e gioca per il Toronto.