Pallotta sempre più al timone. La Roma se l’è presa tutta lui, pagando un corrispettivo di trentatré milioni a Unicredit che, come evidenzia oggi il Corriere dello Sport, quattro anni dopo il matrimonio d’amore e d’interesse si sfila così definitivamente dalla curiosa avventura come prima banca proprietaria e poi coproprietaria di una squadra di calcio.
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Roma-Pallotta, nati per vincere
Unicredit stava cercando per cedere quote. Il cinese poteva essere una soluzione, ma a Pallotta non piaceva granché.
A James Pallotta il giocattolo è piaciuto, ci si è divertito (magari non troppo nelle prime due deludenti stagioni, quando però non era lui al posto di comando) e a questo punto, avendoci preso anche gusto, ha deciso di rompere gli indugi eleggendosi anche a socio di minoranza, quello che invano Unicredit stava cercando per cedere quote. Il cinese poteva essere una soluzione, ma a Pallotta non piaceva granché.
Cosa significa tutto questo per la Roma intesa come società di calcio e squadra di calcio? Intanto che il suo presidente per passione o per interesse, o per entrambi, raddoppia e crede moltissimo nel progetto di una squadra che superi gli angusti vicoli regionali (vedi le cose che succedono in Federcalcio) e prenda sempre di più la strada della valorizzazione del brand a livello internazionale. Come? Continuando a fare ciò che la Roma sta facendo in questi anni: allargare il suo raggio d’azione, sfruttare il nome che porta, che non è secondo a nessuno per avvicinare, se non pareggiare, club che ora sembrano inarrivabili sotto ogni punto di vista come il Manchester United o il Real Madrid tanto per fare due nomi di società che grazie ai risultati sportivi ma non solo, si autofinanziano con il solo motivo di alimentare la loro grandezza storicamente accertata. E’ un circolo virtuoso nel quale Pallotta vuole far entrare anche la Roma.
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