(Corriere dello Sport – A.Ghiacci) - Insieme con le grandi d’Europa. Al livello “top”, verso il quale la nuova dirigenza ha voglia di arrivare per poi stabilizzarsi definitivamente. E, se possibile, riuscire ad essere sempre competitivi.
rassegna stampa
Roma, non lasciare l’Europa
(Corriere dello Sport – A.Ghiacci) – Insieme con le grandi d’Europa. Al livello “top”, verso il quale la nuova dirigenza ha voglia di arrivare per poi stabilizzarsi definitivamente. E, se possibile, riuscire ad essere sempre...
Per la Roma la competizione europea, Champions o Europa League che sia, è un’abitudine che si ripete da ben quindici anni, al pari dei grandissimi club dei cinque maggiori campionati del Vecchio Continente. Arsenal, Chelsea e Manchester United in Inghilterra, Barcellona e Real Madrid in Spagna, Bayern Monaco in Germania e Lione in Francia: sono le sette squadre che, come la Roma appunto, non hanno mai saltato l’apparizione europea dalla stagione 1998-1999 ad oggi. Ai giallorossi basterebbe mantenere la buona abitudine, la migliore in Italia, superiore anche a Milan, Juventus e Inter. L’attualità è però ben diversa. Perché alle battute conclusive del primo anno di nuova avventura, quella che puntava e continua a puntare proprio al panorama internazionale, il rischio che la Roma possa restare fuori dalle Coppe è concreto. Di più: oggi, a due partite dalla fine del campionato, sarebbe fuori, dopo ben quindici anni.
OUT - Ruolino da incubo, con 10 vittorie, 11 pareggi e 13 sconfitte su 34 partite giocate: finì così il campionato ‘96-’97, quando la Roma era guidata dal genio argentino Carlos Bianchi, il tecnico che voleva mandare l’allora ventenne Totti in prestito. Quel campionato la Roma lo chiuse sotto la guida della coppia Liedholm-Sella, che riuscì ad evitare una sorte ancora peggiore del tredicesimo posto finale. E così l’anno successivo, quando Franco Sensi si affidò a Zeman, la Roma non partecipò per l’ultima volta a una competizione continentale. Fuori, non qualificata, con i soli impegni di campionato e coppa Italia da gestire. [...]
CAMMINO - Qui non si parla di competizioni vinte, ma della capacità di essere continuamente competitivi nel proprio Paese, più di altre grandi squadre, per ben quindici anni. Ma quanto competitivi? Tanto da non perdere più l’occasione di qualificarsi per Champions o Europa League, seppur in qualche occasione soltanto per il turno preliminare. Dal 1997 ci ha pensato due volte Zeman, ottenendo il pass per l’allora coppa Uefa. Una giocata, l’altra lasciata a Fabio Capello, con il quale dalla terza stagione la Roma ottenne il visto per la Champions grazie alla vittoria dello scudetto.
Da allora altre due coppecampioni , una delle quali giocata nella stagione dei cinque allenatori (Prandelli, Voeller, Sella, Del Neri e Conti), intervallate da una Uefa. Poi i tre anni e mezzo di Spalletti, quando la Roma partì con una partecipazione in coppa Uefa per arrivare a ben tre Champions consecutive, di cui due concluse ai quarti di finale (e una agli ottavi, persi ai rigori con l’Arsenal), quando l’ostacolo Manchester United risultò insormontabile entrambe le volte. Con Ranieri infine, una qualificazione in Champions e una in Uefa (in collaborazione con Montella).[...]
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