(Corriere dello Sport - S.Di Segni) La mappa custodisce l’antidoto, la cura alla crescita zero che - sul piano dei conti - affligge buona parte della serie A.
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Roma, ecco lo stadio: Tor di Valle, Massimina e Tor Vergata nella short list
(Corriere dello Sport – S.Di Segni) La mappa custodisce l’antidoto, la cura alla crescita zero che – sul piano dei conti – affligge buona parte della serie A.
Nella mappa, in fondo, c’è il futuro della Roma. Tre aree per il nuovo tempio giallorosso: Tor di Valle, Tor Vergata, Massimina-Aurelia. «Solo con uno stadio di proprietà potremo raggiungere l’equilibrio finanziario e colmare il gap con i grandi club»: in tempi già sospetti, l’ad Claudio Fenucci forniva la disamina più crudele. L’obiettivo in realtà era stato annunciato all’alba dell’era americana: adesso Mr Pallotta e soci iniziano ad accarezzare il sogno che fu dei presidentissimi giallorossi. La Roma vede terra, o meglio, il terreno: il lavoro della Cushman & Wakefield, l’advaisor incaricato dal club di analizzare le aree destinate all’impianto, è pressoché ultimato. Circa ottanta proposte (di cui venti scartate quasi all’istante) sono giunte sul tavolo della società di consulenza: alla fine la short list sarà un po’ più short del previsto. Viabilità, autorizzazioni, inurbamento, cubatura: sono i criteri di valutazione. L’ora della scelta si avvicina.
TOR DI VALLE - I sopralluoghi dei mesi scorsi, di DiBenedetto prima e Pallotta poi, rappresentavano i primi indizi. I contatti con la famiglia Parnasi sono proseguiti e oggi la zona risulta la più accreditata: gli ettari dell’ippodromo sono pronti ad accogliere la struttura, i problemi legati alla viabilità verrebbero risolti da uno svincolo sulla Roma-Fiumicino. Parsitalia, la società guidata da Luca Parnasi (peraltro romanista fino al midollo), ha da poco presentato un progetto alla commissione Urbanistica del XII Municipio che prevede solo palazzine, ma la mossa può essere letta come piano di riserva, piuttosto che come manovra per mettere pressione. L’idea della realizzazione dello stadio a Tor di Valle (con il possibile coinvolgimento dei Caltagirone) non è tramontata, anzi: pare si sia instaurata una certa sintonia tra il consorzio Usa, la famiglia romana e il Campidoglio. Quanto ai rapporti tra Parnasi e Unicredit, sono ormai consolidati.
MASSIMINA - Sulla stessa area Rosella Sensi pensò di dare forma alle volontà di papà Franco: quadrante ovest della città, 130 ettari di proprietà del costruttore Sergio Scarpellini e uno studio svolto nel 2009 dall’equipe dell’architetto Gino Zavanella (oggi il lavoro verrebbe affidato all’americano Dan Meis), che non si riduceva alle slide proiettate a Trigoria tre anni fa. Nell’autunno scorso, una visita dello stesso DiBenedetto negli uffici dell’imprenditore servì a svelare la possibilità di un nuovo accordo: l’affare non era circoscritto alla costruzione dell’impianto, ma si sarebbe esteso ad un complesso residenziale di circa 400 mila metri cubi. Un business mica male: adesso la Massimina non è in pole position, ma l’ipotesi non è neanche definitivamente tramontata. Attorno alla zona Aurelia, inoltre, spunta più di un pallino nella mappa preparata da Cushman & Wakefield.
TOR VERGATA - La metro C e l’ex ferrovia che corre lungo i terreni in disponibilità di Francesco Gaetano Caltagirone, per il 2017, potrebbero essere impiegate per trasportare i tifosi romanisti: Tor Vergata fa parte della partita e i progetti sulla città dello sport si adatterebbero al piano giallorosso. La Roma pensa alla sua casa come a un luogo di intrattenimento attivo sette giorni su sette: store, cinema, ristoranti, negozi, supermercato, parchi a tema. Non sarà più lo stadio di una volta. Questo è l’unico rimedio all’ultimo “stadio” della crisi.
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