rassegna stampa

Roma, è tempo di esami per Bojan,J.Angel e Kjaer

(Corriere dello Sport – R.Maida) Sono giovani, coetanei e anche amici: si confrontano, si frequentano, si stimano. Ma ancora non hanno conquistato la Roma.

Redazione

(Corriere dello Sport - R.Maida) Sono giovani, coetanei e anche amici: si confrontano, si frequentano, si stimano. Ma ancora non hanno conquistato la Roma.

Non resta loro molto tempo, da qui alla fine del campionato. Bojan Krkic, Josè Angel, Simon Kjaer: è il momento di dimostrare chi siete. Finora non è andata come avrebbero sperato e come la società avrebbe voluto. Poche partite convincenti, tanti dubbi. Per meritare un posto nella Roma del futuro, nella Roma che vuole vincere, devono dare garanzie. Soprattutto Bojan e Kjaer, che sono stati presi in prestito. «Serve pazienza con i giovani: quanti anni hanno questi ragazzi?»ricorda Luis Enrique a chi gli chiede conto delle difficoltà di ambientamento di alcuni giocatori.

In effetti Josè Angel e Kjaer sono nati nel 1989, Bojan addirittura nel 1990. Potevano impadronirsi della Roma in pochi mesi? Beh, Pjanic e (a tratti) Lamela ce l’hanno fatta. Ma non tutti i caratteri sono uguali. Rimangono sedici partite per accorciare le distanze dalla promozione. Forse varrà la pena aspettare.

 

BOJAN KRKICVuole riconquistare un posto da titolare e la fiducia del tecnico. Bojan Krkic, 21 anni, 19 presenze e 4 gol in campionato. Continua a scattare foto sorridenti, che poi pubblica su Twitter: «Che bella la neve, ora vedremo cosa succederà a Siena...». Chissà se Bojan Krkic si riferiva alla sua situazione personale, diventata molto delicata dopo la partita sprint di Catania: al suo talento di scuola Barcellona, Luis Enrique ha preferito Giammario Piscitella che aveva nelle gambe solo undici minuti di serie A. Ci sono state spiegazioni preventive e successive, da allenatore a giocatore, ma Bojan ancora adesso non ha capito perché sia stato escluso in assenza di Osvaldo e Totti. Tanto più dopo lo splendido gol segnato all’Inter.

Ma è stato proprio Luis Enrique a volere Bojan alla Roma, dopo averne apprezzato qualità ed educazione a Barcellona. Mai come in questo caso, quindi, va presa per buona la sua valutazione: «Mi serviva un uomo che coprisse tutta la fascia, non è stata una bocciatura per nessuno». Ora è Bojan a dover meritare considerazione come attaccante lottatore, una condizione essenziale nel modulo alla catalana. Non è bastato l’impegno di questi primi mesi di serie A. Il Bojan romanista è sembrato poco deciso, poco padrone, poco creativo. Ha giocato solo otto partite da titolare e segnato quattro gol, tre dei quali partendo dalla panchina. Il bilancio è deludente, tanto è vero che Bojan nelle scorse settimane ha confessato ai dirigenti di sentirsi a disagio nel ruolo di riserva. Per giocare spezzoni di partite, sarebbe potuto rimanere a Barcellona. Ma poi ha ripensato alla sua sfida: diventare un giocatore importante, prima di tornare a casa. E non intende perdere.

 

JOSE’ ANGEL VALDESBloccato da un cartellino rosso E’ arrivata l’ora di risvegliarsi Josè Angel, 22 anni, ex Sporting Gijon, 15 presenze in campionato. Inseparabile compagno di Bojan, conosciuto nell’Under 21 spagnola e ritrovato a Roma, Josè Angel Valdes si è incantato davanti a un cartellino rosso: quello del debutto in serie A, l’11 settembre, che gli ha sventolato in faccia l’arbitro Gava.

Prima, era stato forse il giocatore più brillante tra i nuovi arrivati. Bravissimo contro lo Slovan Bratislava, convincente anche nel primo tempo contro il Cagliari. Poi, a metà del secondo tempo, un minuto di buio: ha consegnato a Daniele Conti il gol dello 0-1 e nell’azione successiva, per confusione più che per nervosismo, si è lanciato con troppa foga su Biondini sulla linea di fondo avversaria, beccandosi l’espulsione.

Da quel giorno, Josè Angel ha perso entusiasmo e sfrontatezza in campo. Non osa più, non cerca la giocata, come se fosse terrorizzato dalla possibilità di sbagliare ancora. Luis Enrique, asturiano come lui, ne aveva suggerito l’acquisto dallo Sporting Gijon (per 5 milioni: non pochi) perché era convinto di poterlo valorizzare. Ma negli ultimi tre mesi, lo ha schierato dall’inizio solo cinque volte. E senza avere granché in cambio: emblematica un’azione a Cagliari, ancora il Cagliari, in cui è tornato indietro invece di calciare verso la porta di Agazzi.

Per invertire la rotta Cote, come lo chiamano tutti riesumando un nomignolo dell’infanzia spagnola, ha bisogno di ritrovare fiducia in se stesso. La simpatia dei compagni, specie De Rossi e Totti che lo prendono bonariamente in giro, già c’è. I dirigenti lo coccolano. Ora serve uno shock positivo (un gol, un cross, un salvataggio) che compensi la “bambola” di settembre. Magari già a Siena.

SIMON KJAERIl danese finora non ha convinto E crescono i dubbi per il riscatto. Simon Kjaer, 22 anni, ex Palermo, 9 presenze in questo campionato. Tre milioni per il prestito, più una penale da pagare in caso di qualificazione all’Europa e mancato riscatto. Le cifre incastrano la Roma sul futuro di Simon Kjaer, uno dei rinforzi che non hanno trovato consensi a Trigoria. Nonostante una specialità non comune tra i difensori - tre salvataggi sulla linea in sette partite da titolare - Kjaer è stato un condensato di incertezza e sbadataggine nella prima fase della stagione.

A frenare il suo inserimento è capitato anche un brutto infortunio muscolare, il 25 novembre a Udine mentre inseguiva invano Di Natale lanciato a rete. Ma anche quando è stato bene, è andato male: nel derby ha toccato Brocchi in area, concedendo alla Lazio rigore ed espulsione. E a Cagliari, sua ultima partita intera, ha commesso una serie di errori banali. Su di lui garantisce Sabatini, che lo ha scoperto a Palermo e ha voluto riprenderlo dal Wolsfburg nonostante un anno fallimentare: «Devo capire come mai si sia smarrito». Felix Magath, in estate, lo ha mandato via dalla Germania senza tanti spiragli: «Trovati una squadra, qui non giochi». Eppure Kjaer, che compirà 23 anni il 26 marzo, non è un pivellino: titolare della nazionale danese, ha già giocato 106 partite tra serie A e Bundesliga. Prima o poi dovrà uscire dal dirupo in cui si è infilato. Altrimenti, a malincuore perché sarebbe una perdita secca, la Roma eviterà di pagare altri 7 milioni ai tedeschi per tenerlo a Trigoria.