rassegna stampa

Roma da leggenda

L’inno alla gioia lo intonano i tifosi giallorossi. Eseguita la nona, Rudi Garcia, ex sergente, si scopre massimo compositore di sinfonie calcistiche.

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L’inno alla gioia lo intonano i tifosi giallorossi. Eseguita la nona, Rudi Garcia, ex sergente, si scopre massimo compositore di sinfonie calcistiche.

 Nessuno in Europa ha saputo fare di meglio. E gli aggettivi sono pressoché finiti, di superlativi se ne trovano sempre meno. Ai confini della retorica e dell’impensabile, la Roma continua a marciare ad un ritmo impossibile per gli altri. Brava, fortunata, ferocemente affamata di punti e di vittorie, in grado ancora una volta di piegare l’ennesima partita difficile dalla sua parte. Garcia tira fuori dal cilindro l’ultimo prodigio: si chiama Michael Bradley e l’americano va a segnare quel gol che serve, anche se si è in dieci, anche se per un tempo l’Udinese ha gridato due volte al gol. Ma prima il palo di De Sanctis ha detto no al diagonale di Muriel (dopo un’uscita sbagliata di Castan) e poi lo stesso brasiliano si è riscattato con gli interessi salvando in acrobazia sulla linea di porta uno scavino malefico di Gabriel Silva destinato al gol.

Guidolin aveva ridisegnato l’Udinese proprio per dar fastidio ai giallorossi: difesa a quattro, due trequartisti dietro Di Natale, pressing asfissiante sulle rimesse dal fondo di De Sanctis. La Roma è apparsa sorpresa, ma non ci ha messo molto a trovare le contromisure. Dopo una mezz’ora i giallorossi hanno ripreso il comando delle operazioni, ma rendendosi non troppo pericolosi in avanti, se non con un colpo di testa di Borriello, messo in angolo da Kelava e un paio di insidiosi tiri dalla distanza di Pjanic e Ljajic. Dopo il solito breve consulto con Bompard, Garcia ha restituito in campo per la ripresa una Roma molto più sicura di sè, più alta nella linea difensiva e più convinta nella costruzione della manovra, dove l’assenza di Totti si è fatta sentire eccome. Ma proprio nel cuore del secondo tempo, quando i giallorossi avevano iniziato a spingere sull’acceleratore, la Roma si è ritrovata incredibilmente in dieci, per il doppio giallo a Maicon, di una serie infinita di gialli che Bergonzi ha distribuito spesso a vanvera cadendo nella tentazione delle compensazioni.

La Roma in dieci ha giocato perfino meglio di quando era in undici. Garcia ha tirato fuori dal cilindro l’idea vincente proprio alla terza e ultima sostituzione, quando ha inserito Bradley al posto di Borriello che aveva dato tutto. Lungi dall’essere un bomber, Bradley però è entrato in campo baciato dalla stella giallorossa che sembra vegliare il cammino della Roma. Così, al termine di una ripartenza abilmente innescata da De Rossi e magistralmente rifinita da Strootman (grazie anche ad un movimento di Ljajic), l’americano tornato in squadra dopo più di un mese, si è trovato l’invitante pallone ai venti metri: piatto destro che ha vagamente ricordato il Gianni Rivera di Italia-Germania 4-3, Kelava colto in contropiede e pallone nel sacco. Fanno 23 gol (contro uno) dall’inizio del campionato. La tabellina del 3 (per 9) fa 27 e i tremila tifosi romanisti, avamposto felice di una città giallorossa in alto godimento, sciamano nella nebbia umida e buia di Udine, cedendo il testimone a chi aspetta già l’aereo a Fiumicino. Nessuno ha più fame di loro.