rassegna stampa

Roma-arbitri: ecco la verità

E’ un confine sottile. La tentazione tutta italica di cedere alla lamentela, di gridare al complotto, di sbirciare scheletri nell’armadio altrui. La Roma e gli arbitri, storia lunga, da Turone in giù è tutto un aneddoto, una protesta, spesso...

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E’ un confine sottile. La tentazione tutta italica di cedere alla lamentela, di gridare al complotto, di sbirciare scheletri nell’armadio altrui. La Roma e gli arbitri, storia lunga, da Turone in giù è tutto un aneddoto, una protesta, spesso giustificata.

Come riporta l'edizione odierna del Corriere dello Sport, gli arbitri italiani, tolto qualche internazionale e qualche altro fra i meno esperti, sono mediamente scarsi. La corsa sfrenata all’abbassamento dell’età media si sta rivelando un boomerang: sulla carta tutto bene, ma il campionato italiano non è quello norvegese o danese. Là si può diventare internazionali a 31 anni, da noi la A forse la vedi appena (Collina, che è Collina, a quell’età ha debuttato nella massima serie).

In pratica: accanto ai Rocchi (Roma-Lazio), i Tagliavento (Inter-Roma), gli Orsato (Roma-Napoli), Braschi deve far ruotare (il limite di gare dirette ad una squadra è di quattro per ogni arbitro) anche i vari Peruzzo, Giacomelli e compagnia bella, insomma, tutt’altro che top class. Deve anche perché ci sono due arbitri romani in A (Valeri e Doveri) che non possono dirigere né la Roma, né la Lazio. Quindi la rotazione è a 19 e non a 21. Braschi, per farlo, deve attingere al calendario che propone partite sulla carta più agevoli per le big (Roma-Chievo non è certo Roma-Lazio, né lo è Roma-Sassuolo rispetto a Inter-Roma). Anche se - probabilmente - se il ritmo sarà questo, è difficile che possa tener fede al suo credo fino alla fine.