rassegna stampa

Quando non serve il pensiero raffinato

(Corriere dello Sport-G.Dotto) Nella nebbia accade qualcosa di diabolico. Segna un fantasma e non poteva che essere così. Uno che da mesi era scomparso da qualunque tabellino.

Redazione

(Corriere dello Sport-G.Dotto)Nella nebbia accade qualcosa di diabolico. Segna un fantasma e non poteva che essere così. Uno che da mesi era scomparso da qualunque tabellino. Il suo nome è Pellissier. La cosa era nell’aria. Se i fantasmi fanno male, quelli che (non) fischiano in carne e ossa fanno peggio. C’è un modo sicuro per decifrare la pochezza di un arbitro (quasi sempre coincide con la pochezza di una persona), l’esuberanza del gesto, l’arroganza dei modi. Più sono spocchiosi e teatrali, più sono scarsi. Bergonzi è il principe di questa equazione. Se la batte con Russo, di gran lunga il peggior fischietto del pianeta. (…) E’ riuscito nell’impresa nel non cacciare dal campo tal Rigoni che ha tentato, quasi riuscendo, di amputare entrambe le gambe di Piris. Quando la tua vita calcistica è in mano a gente così, devi lasciare a casa l’anima bella o il pensiero raffinato, ti scongiuro Baldini, del tipo “tanto non possiamo modificare quanto è accaduto”. Non possiamo modificare quanto è accaduto ma forse possiamo evitare che accada ancora. Si urla in certi casi, non è elegante, ma si fa. Altrimenti fai la fine dell’aragosta, che è molto elegante. (…) E’ stato anche il peggior Zeman, responsabile di una Roma lontanissima parente di quella che aveva incendiato la piazza solo una settimana fa. Il Chievo non è la Fiorentina, non fa giocare, e il Bentegodi non è l’Olimpico, sono più buche che zolle. (…) La Roma non può giocare con un centrocampo che recita “Bradley Tachtsidis Florenzi”, Pjanic e Lamela possono e devono coesistere. Gli equilibri? Al diavolo gli equilibri. Ci si sciacqua la bocca con certe parole. Un grande allenatore deve trovare gli equilibri con i grandi giocatori non con i miliziani fedeli. E poi i cambi. Perché ogni volta tempi biblici, lentezze estenuanti, quando il concetto è chiaro? Confessare pubblicamente un errore, una scelta sbagliata, non è la fine del mondo e nemmeno quella di Zeman.