rassegna stampa

“Io sento la fiducia del club: resto qui”

(Corriere dello Sport-R.Maida) A un certo punto si incanta anche il microfono, in sala stampa, come se non accettasse le parole che provano a spiegare una stagione pazzesca.

Redazione

(Corriere dello Sport-R.Maida) A un certo punto si incanta anche il microfono, in sala stampa, come se non accettasse le parole che provano a spiegare una stagione pazzesca.

E’ una di quelle giornate in cui sembra tutto da buttare, da resettare, da ricostruire: alla Roma non capitava dal 1997-98 di perdere due derby su due. E adesso, oltre a negare la Champions League che è diventata irraggiungibile, la decima sconfitta in campionato complica la corsa all’Europa di serie B. Luis Enrique, suo malgrado entrato nel cuore dei tifosi della Lazio, prende atto della situazione con un’amarezza scorbutica: «Non so cosa io abbia fatto per meritare questo schifo, questa m.... E’ difficile commentare una partita del genere. Siamo rimasti in dieci dopo pochi minuti, tutto quello che avevamo preparato è finito con l’espulsione di Stekelenburg. Per il resto, non ho niente da rimproverare ai ragazzi: si sono impegnati tanto e hanno avuto occasioni per pareggiare» . E’ arrabbiato con Bergonzi, come tutta la dirigenza, anche se usa toni garbati: «Non parlo mai degli arbitri e continuerò con questo atteggiamento. Non piango, è inutile. Però mi piacerebbe una volta, non dico sempre, finire un derby in undici uomini...» .

 

FRAGILITA’ - Ripeterà questo concetto, una specie di preghiera laica, in più occasioni. Evidentemente il ricordo dell’episodio chiave lo ossessiona quanto gli errori dei suoi giocatori: il passaggio incomprensibile di Heinze, la scarsa attenzione di Pjanic, la posizione di Stekelenburg troppo vicina alla linea di porta per uscire in tempo sui piedi di Klose: «Abbiamo commesso errori infantili, il gol dell’1-0 nasce da un nostro sbaglio incredibile. Non dovrebbe succedere ma purtroppo capita. E capiterà ancora. Non voglio illudere nessuno: il nostro sistema di gioco prevede la possibilità di sbagliare. Noi puntiamo sul possesso palla, non stiamo tutti dietro ad aspettare l’avversario. E per questo ci esponiamo al contropiede. Dobbiamo migliorare per diminuire questi errori. Non siamo ancora grandi» . (...) «Dopo aver pareggiato, abbiamo concesso un gol su palla inattiva per mancanza di concentrazione. Ma non c’entra il nostro modo di difendere: che si marchi a uomo o a zona il discorso non cambia. Gli errori ci stanno. Anche noi abbiamo segnato molti gol"

LE SCELTE - Un giornalista gli parla di una Roma senza idee, Luis Enrique si inalbera ( «Questa è una critica: qual è la domanda?» ). Poco prima, in diretta su Sky, era stato più gentile nella risposta a Costacurta - un ex giocatore e non un cronista - che gli chiedeva di modificare i dogmi del suo calcio: «Per me possiamo andare avanti a testa alta. Mi dispiace tantissimo, soprattutto per i nostri meravigliosi tifosi. Però io non cambio le mie idee, perché credo che siano giuste. Sono coerente» . In realtà qualcosa è cambiato, rispetto al derby d’andata. Invece di sostituire un centrocampista (all’epoca Perrotta) al momento dell’espulsione ha richiamato in panchina un attaccante. Perché Lamela? «Perché non volevo togliere Totti, che è un riferimento importante per la Roma e ha giocato una grande partita. Mi dispiace per Erik, che avrebbe meritato di continuare, ma ho dovuto fare una scelta» .

IL FUTURO - Anche dopo il secondo derby perso, Luis Enrique si sente ancora supportato dalla società e dall’ambiente:«Non siamo stati inferiori alla Lazio. Né stavolta, né all’andata. Non rimarrei alla Roma se non avvertissi la fiducia di quello che mi circonda. Dirigenti, squadra, tifosi. Sono convinto di meritare di finire questa stagione per il lavoro che ho fatto» . La società è orientata a confermarlo, anche il prossimo anno, ma potrebbe essere lui a lasciare la Roma se non fosse soddisfatto dei risultati raggiunti: «Vedremo a fine campionato dove saremo. Non sono un matto e mi accorgo di quello che sta succedendo, sono io il primo responsabile della squadra. Ma mancano ancora dodici partite e io devo pensare di poterle vincere tutte. Voglio che la squadra reagisca, si rialzi subito, anche se adesso è “rotta”, e su quello mi impegnerò alla ripresa degli allenamenti. Siamo lontani dal terzo posto ma dobbiamo inseguirlo ancora» . In attesa della resa dei conti con la realtà, l’utopia continua.