Diavolo e acquasanta, condensati in un unica figura. Adem Ljajic, playstation e cioccolata, schiaffi e aureola in testa, si è già messo il giallorosso sulla pelle. Firenze, dal canto suo, lo ha dimenticato senza troppi rimpianti, cronaca di un amore divampato all'improvviso e poi finito in un mare di delusione.
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Pugni e applausi: dna da campione
Diavolo e acquasanta, condensati in un unica figura. Adem Ljajic, playstation e cioccolata, schiaffi e aureola in testa, si è già messo il giallorosso sulla pelle. Firenze, dal canto suo, lo ha dimenticato senza troppi rimpianti, cronaca di un...
Dalle lacrime della panchina ai fischi del Franchi che dopo quella brutta figura in mondo visione - gli schiaffi di Rossi a Ljajic - individuarono nel serbo l'origine di tutti i mali della Fiorentina. Come riporta l'edizione odierna del Corriere dello Sport, la redenzione del giovane Adem è cominciata così, solo contro tutti, unicamente con papà Samir a parlare in sua difesa.
Ha seguito tutti i consigli di Vincenzo Montella, tanto che qualche planata in campo, l'ha fatta pure lui, Adem il serbo. Ha cancellato il fantasma che lo aveva abbracciato e si è ridisegnato nella maniera migliore. Tanto che Firenze, città amante del calcio-fantasia e dei personaggi estrosi, se n'è subito innamorata. I fischi sono diventati applausi e gli insulti carezze. Nessuno ha dimenticato i dieci gol realizzati nella seconda parte della scorsa stagione.
La svolta c'è stata dalla scorsa estate. Disse no alla prospettiva di cessione perché voleva mettersi in gioco con la maglia viola sulle spalle e da quel giorno non ha più sbagliato una mossa. Ha segnato in ogni modo, di piede, di testa, in area. L'Europa, quella dove ha fatto capolino per una manciata di minuti l'altra settimana a Zurigo, dovrà essere bravo a riconquistarsela da solo. A suon di gol (11 lo scorso campionato) e pure di assist. Sei, solo nell'ultima stagione.
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