rassegna stampa

Popolizio (Mental coach): «Reja e Luis, che vigilia»

(Corriere dello Sport – M.Basile) Professor Daniele Popolizio, mental coach, presidente del Centro di Psicologia specialistica, consulente di grandi atleti, come si prepara mentalmente un derby?

Redazione

(Corriere dello Sport - M.Basile) Professor Daniele Popolizio, mental coach, presidente del Centro di Psicologia specialistica, consulente di grandi atleti, come si prepara mentalmente un derby?

«Stiamo studiando da due anni la leadership degli allenatori e quello che ho notato negli allenatori di serie A è che molti cominciano a dire di essere un po’ psicologi. E’ una svolta...». Nel senso che è sempre più importante allenare anche le teste. «Sto lavorando con due tecnici di serie A, di cui non faccio il nome, che mi chiedono di approfondire l’aspetto mentale, non solo verso la squadra ma verso loro stessi».

 

Reja e Luis Enrique, che «tipi» sono dal suo punto di vista? «Il primo è più organizzazione. Il secondo, creatività. Ma hanno un tratto in comune: siedono su due panchine roventi. A Roma il modello vincente di allenatore è quello alla Capello, gerarchico, meno collaborativo, questo perché Roma è una piazza che risente di più degli stati d’animo, si passa dalle vittorie alle sconfitte, è difficile avere lunghi cicli vincenti, per cui il tifoso trova un punto di riferimento nel tecnico duro».

Se è per questo, Luis Enrique è il «duro» della settimana: ha escluso De Rossi per esser arrivato tardi alla riunione tecnica. «Non mi sento di dare la croce all’atleta. Ci vuole coerenza, ma anche elasticità. La leadership del tecnico deve esercitarsi in maniera diversa a seconda del giocatore. Su un ragazzo come Bojan, per esempio, deve essere diversa rispetto a quella di De Rossi. Il primo è un talento in prospettiva, il secondo un campione. La testa di De Rossi è diversa da quella di Bojan». Luis Enrique mette al primo posto il gruppo. «Secondo me bastava chiedere a De Rossi di scusarsi con il gruppo e la storia sarebbe finita lì. Cassano, per esempio, non va educato ma messo in condizione di esprimersi». Torniamo alla domanda iniziale: come si prepara mentalmente un derby? «A uno degli allenatori che seguo, ho detto che si deve sempre scegliere un messaggio da inviare al gruppo». Tipo? «Prenda Antonio Conte, cosa sta dicendo? Non dobbiamo vincere per forza, ma dobbiamo tirare fuori di nuovo lo spirito Juve, recuperare l’immagine. Ho apprezzato come ha gestito lo spogliatoio prima di Milan-Juve». Da cosa l’ha capito? «Al Milan è stato annullato un gol regolare e non è più riuscito a segnare. La Juve si è vista annullare una rete regolare, ma poi ha segnato. Segno di forza mentale». E Roma-Lazio? Quale messaggio deve inviare un tecnico alla squadra? «La situazione migliore è dire: non è una partita come le altre, ma vale come le altre. E far capire che chi esce vincente non cambia nella corsa in campionato. E’ come se si elegge un re, pur sapendo che - rispetto al campionato - poi va dimenticato». Dal punto di vista mentale, che partita sarà? «Giocata a viso aperto, non contenuta». Uomini chiave? «De Rossi, per la vicenda della sua esclusione con l’Atalanta. E Reja. Lo spogliatoio della Lazio - dopo il caso delle dimissioni - si è ricompattato su di lui».