rassegna stampa

Pjanic: “Una gioia così vale il mondiale”

Mai un istante senza patria, senza bandiere, senza idee. Miralem Pjanic non vuole essere un nomade. Lo sarebbe diventato se fosse stato solo per i tifosi della Roma esausti nell’aspettare due anni la manifestazione della grazia divina di cui...

Redazione

Mai un istante senza patria, senza bandiere, senza idee. Miralem Pjanic non vuole essere un nomade. Lo sarebbe diventato se fosse stato solo per i tifosi della Roma esausti nell’aspettare due anni la manifestazione della grazia divina di cui tanto avevano sentito parlare e che tanto raramente avevano avuto il bene di vedere.

«Bello vivere partite come questa. La mia prima doppietta con la Roma? Sono stato molto fortunato»

una volta che si decide di ricostruire la squadra allora non possono esistere pietre che devono restare fisse o intoccabili come nei reality show.

Ma qui è arrivato Rudi Garcia a dire toglietemi tutto, non il mio Pjanic, perché naturalmente il francese aveva già in testa un disegno di Roma e riusciva a immaginare la sua squadra senza tanti uomini o ragazzi, senza Lamela, senza Osvaldo, forse persino senza De Rossi; ma non senza Pjanic. Il suo regista perfetto, il suo joypad in campo, il telecomando con il quale governa la squadra, il magnete che scolpisce intorno a sé il centrocampo. Là dove pulsa il cuore del gioco, come ripete Garcia in una delle più celebri tra le sue frasi storiche.

Come riporta l'edizione odierna del Corriere dello Sport, Pjanic, condannato a essere un nomade e capace di rifiutare quel destino. Lo hanno trascinato via dalla Bosnia perché la guerra non inghiottisse lui e la famiglia, ma lui alla Bosnia è voluto tornare fino a portarla al Mondiale, a un nuovo stadio della storia del calcio nazionale. «E ne sono orgoglioso. Ma sono orgoglioso anche di fare quello che sto facendo con la Roma. Sono partite che stancano. Però è bello viverle» . Ha giocato a Lione e ha imparato alla perfezione il francese, oltre che a tirare le punizioni a spiovente assassino da Juninho, perché s’immaginava in Francia molto a lungo, forse per sempre, placato, soddisfatto.