(Corriere dello Sport - S.Di Segni) - Il padrone è un tantino arrabbiato. E non è propriamente una questione di risultati, che lo avranno pure deluso, ma a far perdere la pazienza a James Pallotta sono state le voci circolate sul futuro dei dirigenti giallorossi: «Chi sostiene che Franco Baldini se ne andrà non ha idea di ciò che dice». Mr President, è preoccupato per le recenti prestazioni di Totti e compagni? Pallotta non si limita a scuotere la testa e dire «no», né ha bisogno di essere sollecitato: «Piuttosto sono preoccupato per la pubblicità negativa che in questo momento ruota intorno alla Roma». Sulle questioni prettamente sportive non intende mettere bocca, in tempi non sospetti l’americano aveva già chiarito il concetto:«Non spetta a me parlare di calcio, non ho neanche lontanamente le competenze del nostro staff tecnico», precisò Pallotta nell’inverno scorso.
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Pallotta: «Franco resta qui. Lavoremo insieme minimo dieci anni»
(Corriere dello Sport – S.Di Segni) – Il padrone è un tantino arrabbiato. E non è propriamente una questione di risultati, che lo avranno pure deluso, ma a far perdere la pazienza a James Pallotta sono state le voci circolate sul...
ORA BASTA - L’uomo venuto da Boston intende il club come un legacy asset, un bene di famiglia, qualcosa da consegnare un giorno ai propri figli. Ora che il custode del progetto, il dg Baldini, è finito al centro del dibattito, lo statunitense reputa opportuno rilanciare: «Franco sarà qui per molto tempo, è la mia guida e resterà alla Roma fintanto che ci sarò anche io». Il proclama è multiplo, perché Pallotta, oltre a ribadire la totale fiducia nel direttore generale, precisa che gli americani non hanno in mente di darsela a gambe di fronte alle difficoltà: «Né io, né Baldini andremo da nessuna parte». In America, nell’agosto scorso, il presidente parlò dell’inizio di un nuovo decennio. La tempistica è stata aggiornata: «Minimo dieci-dodici anni. Minimo. E Franco in questo tempo non si muoverà da qui». Il punto di riferimento della cordata Usa ha la voce ferma. Il tono cresce di intensità quando rinnova la preghiera: «E’ arrivato il momento di smetterla, non sopporto che a proposito della dirigenza si continui a parlare di stravolgimenti. Ora basta!».
STADIO - Le attenzioni della piazza sono concentrate su ciò che è avvenuto e ciò che avverrà sul rettangolo di gioco, ma un’altra partita continua a essere aperta: sono giorni caldi anche per la scelta definitiva dell’area su cui sorgerà il nuovo stadio, Pallotta avrà modo di prendere parte e di influenzare i ragionamenti, non è escluso che la situazione possa sbloccarsi con la sua visita. «Abbiamo in programma alcune riunioni per lo stadio in questa settimana», ammette il capo. L’iter potrebbe necessitare anche di nuove tappe, l’ora della verità è in ogni caso più vicina: «Stiamo lavorando sodo per consegnare ai tifosi della Roma un nuovo impianto». Pallotta nelle prossime ore potrebbe incontrare i proprietari dei terreni in gioco: «In questi giorni ne analizzeremo un paio». La frase in realtà voleva essere generica, fonti vicine alla società sostengono che in ballo ci siano ancora tre o quattro soluzioni. La più accreditata continua a rimanere Tor di Valle, l’impressione è che non bisognerà attendere a lungo per conoscere gli esiti delle valutazioni.
SIPARIETTO - Pallotta domenica parteciperà alle celebrazioni della Hall of Fame, assisterà a Roma-Atalanta, per poi spostarsi a Milano, dove i suoi Boston Celtics affronteranno in un’amichevole l’Armani Jeans. Prima o poi dovrà anche incrociare di nuovo Alessandro, un inserviente di Ciampino, di fede biancoceleste: «Di nuovo tu!». E il laziale: «Presidente la porto nel cuore, non vedo l’ora di rivederla...», mentre batteva il petto e mostrava l’aquilotto sulla collanina. «Sarà un piacere incontrarsi ancora...». Tra lo sfottò e il fair play, c’era anche un cordiale guanto di sfida.
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