rassegna stampa

«Oggi un progetto lì non passerebbe mai»

Cristiana Avenali, consigliere regionale del Lazio, ha parlato al «Corriere dello Sport» del progetto stadio della Roma

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Cristiana Avenali, consigliere regionale del Lazio, ha parlato al «Corriere dello Sport» del progetto stadio della RomaSe il progetto del nuovo stadio della Roma venisse presentato ora in Regione non passerebbe mai».

Scusi, ma ancora non ha visto il progetto definitivo.

«Non è un problema di progetto. E’ la scelta del luogo che è completamente fuori profilo. E per diversi motivi»

Sia più chiara se può.

«Lo sanno tutti che Tor di Valle è un’area golenale, a rischio esondazione del Tevere. In caso di piena, come la mettiamo? Per non parlare dell’aspetto urbanistico. In quella zona abbiamo 61 ettari riservati all’impianto di cogenerazione e teleriscaldamento, che dà acqua e calore a tutti i quartieri limitrofi. Altri 31 ettari, l’attuale ippodromo di Tor di Valle che hanno destinazione a verde privato e attrezzato e i restanti 97 disciplinati a “agro romano e aree agricole”. Per poter cambiare destinazione bisognerebbe avviare un iter burocratico molto complesso, proprio perché parliamo di un’area particolare. I tempi? Non meno di 5 anni. Ma parliamo sempre di un progetto che non riguarda strettamente interessi pubblici, mentre ne racchiude molti privati, dagli alberghi ai negozi, passando per parcheggi VIP...».

A suo parere perché la Roma, immaginandola consapevole di queste problematiche, ha scelto la Tor di Valle piuttosto che altre soluzioni?

«Non saprei, posso provare ad immaginare che la società si augurasse l’approvazione della Legge sugli stadi che le avrebbe concesso di operare in deroga, con iter molto abbreviati e corsie decisamente preferenziali. Ma, per fortuna, non è andata così. E poi Roma ha davvero bisogno di un altro stadio oltre l’Olimpico e il Flaminio? Che ne sarebbe di questi due impianti?».

Il progetto Tor di Valle coinvolge anche problematiche di infrastrutture, che ne pensa?

«Che continuo a non capire come si possa immaginare di intervenire in una zona già in grande crisi di viabilità, come la Via del Mare, nota peraltro per la sua pericolosità. Non c’è spazio per allargare le corse di percorrenza nè da una parte con la Ferrovia, nè dall’altra con il Tevere. E un eventuale opera richiederebbe investimenti ingentissimi. Vogliamo far pagare al cittadino altri interessi privati?». [...]