rassegna stampa

Muriel balla, la Roma sparisce

(Corriere dello Sport – R.Maida) Se non si parlasse della Roma, verrebbe da dire che peggio di così non si può.

Redazione

(Corriere dello Sport - R.Maida) Se non si parlasse della Roma, verrebbe da dire che peggio di così non si può.

Ma siccome questa squadra riesce spesso ad abbassare l’asticella del minimo, è bene aspettare altre prove prima di esprimere un giudizio definitivo. A Lecce, nella sua storia, la Roma non aveva mai perso. Stavolta prende quattro gol senza discussioni, senza alibi, senza speranze, come già le era successo a Bergamo (1-4) e a Cagliari (2-4) nei primi mesi del 2012. E in questo caso il risultato è perfino indulgente perché il Lecce, l’ottimo Lecce, al minuto 56 vinceva 4-0 senza che dall’altra parte qualcuno opponesse resistenza. La salvezza per Serse Cosmi rimane molto difficile, perché la Fiorentina ha rovinato la festa scacciandolo a -4 dal quart’ultimo posto, ma di sicuro il gruppo non ha smesso di crederla possibile.(...)

 

ONE TEAM SHOW - E se è giusto celebrare la classe cristallina di Muriel, che ha deciso la sfida con due gol e un rigore guadagnato, oltre all’affidabilità del romano Di Michele che ha segnato le altre due reti, è altrettanto vero che la Roma si concede con semplicità e naturalezza tali da offuscare i meriti di chi vince. Non è solo un problema di continuità, come dice Luis Enrique, perché anche contro il Novara la squadra era stata molle e disordinata nonostante il risultato straripante. La sensazione, alla dodicesima sconfitta in campionato, è che sia un problema strutturale: il sistema di gioco non consente margini di errore, offrendo occasioni da gol imperdibili. (...)

LA CHIAVE - In pratica, la Roma non è entrata in campo. Era flaccida, vuota, scontata senza Totti, a casa a curarsi, e senza Pjanic, che ha osservato il disastro dalla panchina. Con un 4-3-3 effettivo, e Osvaldo in posizione centrale, Luis Enrique sperava di mettere all’angolo il Lecce. In realtà non è mai successo perché il romanista Cosmi, alla quinta vittoria in carriera contro i colori del cuore, ha aspettato con undici uomini dietro alla linea del pallone, soffocando gli spazi e le linee di passaggio centrali con tre incontristi. E sulle fasce, Cuadrado e Brivio sono rimasti spesso nella propria metà campo per evitare di essere presi sull’uno contro uno da Rosi e Josè Angel. Al resto hanno pensato i rubapalloni Blasi e Delvecchio e le ripartenze innescate dal piede di Giacomazzi (due assist) e finalizzate dalla velocità di Muriel e dall’opportunismo di Di Michele, che “giravano” dietro alla lentezza di Kjaer e soprattutto di Heinze. La banale tattica del Lecce - aspettare, guastare e andare in porta a tutto gas - era già riuscita ad altre squadre. Eppure Luis Enrique non ha ancora trovato un piano B: la «proposta non negoziabile», un calcio immutabile e in alcune situazioni stucchevole, in serie A continua a fare felici gli altri allenatori. Dovrà pure esistere una replica alle contromosse...

MOTIVI - Ma se la fase difensiva è stata pessima, quella offensiva è stata altrettanto scadente. Alla Roma sono mancate la velocità e la precisione, i movimenti degli attaccanti, lo sfruttamento delle fasce. Insomma, tutto quello che serve per creare pericoli su un campo di calcio. Nel primo tempo, ha tirato in porta una volta (Benassi è stato bravo su Bojan). Nel secondo, incassati gli ultimi due ceffoni, ha creato occasioni più per l’atteggiamento rilassato del Lecce che per una vera reazione. Nel finale, i gol di Bojan e Lamela (punizione splendida) hanno addolcito soltanto le statistiche personali. A livello di squadra, è tutto da cancellare. E per fortuna di Luis Enrique, l’Inter non ha vinto. Almeno il sesto posto solitario, e quindi un prospetto di Europa League, è ancora suo.