(Corriere dello Sport-R.Maida) Se adesso i tifosi si chiedono dove sia finito, è colpa sua: un ragazzo di 19 anni che al debutto in serie A si presenta con una stilettata magica al secondo pallone toccato,
rassegna stampa
Mistero Lamela
(Corriere dello Sport-R.Maida) Se adesso i tifosi si chiedono dove sia finito, è colpa sua: un ragazzo di 19 anni che al debutto in serie A si presenta con una stilettata magica al secondo pallone toccato,
si becca subito una zavorra piena di aspettative. (...) Invece da quel giorno di ottobre Erik Lamela non ha più segnato in campionato. Nel frattempo ha compiuto 20 anni nella domenica più brutta, quella del derby, in cui ha pagato con la sostituzione un errore difensivo dei compagni, e ha aperto il dibattito sulla sua efficacia: è già pronto per la Roma o va aspettato? In fondo i suoi coetanei (ad esempio Viviani e Tallo) giocano di solito nella Primavera.
LA PAUSA - La sensazione è che il migliore Lamela sia rimasto in Argentina durante la lunga pausa natalizia, facendo incavolare il mentore Sabatini. E a Trigoria osservano: non è un caso che da quando il rendimento di Lamela è calato, accompagnato dall’infortunio di Osvaldo, la Roma abbia perso buona parte della sua imprevedibilità offensiva. A dicembre Erik veva messo la firma sulla vittoria di Napoli provocando l’autogol iniziale di De Sanctis e anche tre giorni dopo, a Bologna, aveva scaldato i tifosi con le sue accelerazioni, i suoi colpi di suola, le sue sassate di sinistro.
L’INVOLUZIONE - Poi però Lamela non si è più riproposto a certi livelli. Persino l’11 gennaio, in cui ha fatto due gol in Coppa Italia alla Fiorentina, non è stato così convincente come in autunno. Giocava con l’aria di chi dà tutto per scontato. Ed è un atteggiamento che non gli ha giovato negli ultimi due mesi: espulso a Torino, sempre in Coppa Italia contro la Juventus, per uno scatto di nervi; sorpreso in una foto notturna a maniche corte fuori dal locale di Via Veneto dove la squadra cenava; svagato e in alcuni momenti svogliato in campo, dove è stato un po’ vittima e un po’ responsabile delle difficoltà della squadra.
LA FIDUCIA -Eppure Luis Enrique, che ne ammira le potenzialità illimitate, non lo ha mai messo in discussione. Difendendolo anche pubblicamente: «Ora tutti parlano di Borini, mentre Lamela da fenomeno è diventato un disastro. Ci vuole equilibrio. Allora ascoltatemi: per me nell’ultimo periodo sta facendo meglio Lamela di Borini, che ha tanto da imparare» . E così lo ha fatto giocare attaccante, trequartista, persino interno di centrocampo, ma nel 2012 lo ha mandato in panchina soltanto contro il Parma, il 19 febbraio (...). Anche quando l’esclusione appariva ai compagni probabile, come nel derby, Lamela è stato titolare. Non solo.
LA TESTA - Cosa è successo allora? Niente di grave e definitivo, sicuramente. Catapultato in una realtà problematica, sradicato quasi bambino da Buenos Aires, ha sofferto l’approccio alla nuova realtà, alla notorietà, al successo, ai soldi. Scusabile, per un giovanissimo. A complicare il quadro psicologico, è arrivata la recentissima convocazione nella nazionale argentina da parte del ct Sabella. Tutto insieme, tutto in pochi mesi.
IL FARDELLO - E ora? Sabato c’è di nuovo il Palermo. Pretendere che Lamela si prenda sulle spalle la squadra in crisi forse è troppo. Il problema è che la Roma ha comprato dal River Plate un calciatore al prezzo di un grande attaccante: 17 milioni, l’ultimo dei quali dovuto alla ventesima presenza stagionale. Anche questo, come il gol di un girone fa, è un peso con cui Lamela deve fare i conti. Senza sconti.
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