rassegna stampa

Mihajlovic: “Sono laziale. Non ho paura della Roma di Garcia. Totti è il più grande di tutti i tempi”

«A Ljajic manca di giocare per il gol. Per ora gli piace troppo divertirsi, ma il giorno che capirà che deve essere più determinante, può fare il definitivo salto di qualità» ha detto Sinisa Mihajlovic in una intervista al Corriere dello...

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«A Ljajic manca di giocare per il gol. Per ora gli piace troppo divertirsi, ma il giorno che capirà che deve essere più determinante, può fare il definitivo salto di qualità» ha detto Sinisa Mihajlovic in una intervista al Corriere dello Sport. Se fosse ancora ct della Serbia e Ljajic si rifiutasse di nuovo di cantare l’inno, continuerebbe a non convocarlo?

«Tutta la vita. Per me quella era una cosa importante. Io sono serbo e amo il mio Paese. Il mio sogno era allenare la nazionale e quando sono arrivato su quella panchina, ho dato tutto me stesso. Avevamo perso il nostro spirito e volevo ricrearlo anche cantando l'inno. Su certi principi non potevo transigere. Lui mi ha spiegato perché non poteva cantarlo e non l'ho più convocato, ma il rapporto è rimasto ottimo. Lo conoscevo dai tempi della Fiorentina ed è un ragazzo riconoscente. Prima che andasse alla Roma, alcuni tecnici mi avevano chiesto informazioni su di lui e ne ho parlato bene perché se lo merita».

Lei da giocatore è stato sia alla Roma che alla Lazio. Si sente più giallorosso o biancoceleste?

«Io sono biancoceleste. Per quello che ho vinto e per quello che mi hanno dato i tifosi della Lazio. Rispetto la Roma e i suoi sostenitori, ma io sono laziale. Lì adesso giocano i miei figli, Miroslav e Dusan».

Sa che domenica i romanisti la fischieranno?

«Non ho paura dei fischi».

La squadra di Garcia la teme?

«Non ho paura neppure della Roma anche se sta facendo un ottimo campionato. Merito del lavoro dei giocatori e di Garcia. Sono stati sfortunati a trovare la Juventus che sta andando molto bene».

I bianconeri sono imprendibili?

«Sì e vinceranno anche quest'anno lo scudetto perché sono un gradino superiori alla concorrenza».

C'è un giocatore della Roma che teme in particolare?

«Nessuno».

Neppure Totti del quale lei propiziò l’esordio in Serie A con un “suggerimento” a Boskov?

«Consideravo Francesco mio amico, poi c'è stato un periodo in cui non ci siamo più sentiti. E' successo dopo che non è venuto alla mia partita di addio al calcio. Lo avevo invitato e neppure mi rispose. Per me il rispetto è importante. Ora abbiamo ricucito il rapporto ed è tutto a posto».

Quando è stata firmata la “pace” tra voi?

«Anche se ci eravamo allontanati, il giorno della morte di mio padre mi mandò un telegramma. Quando la Roma era allenata da Zeman, poi, andai a vedere gli allenamenti dei giallorossi da ct della Serbia e Francesco, appena mi vide a bordo campo, con il suo fare scherzoso mi venne incontro dicendomi: “Chi ti ha dato il permesso di entrare qui, a casa mia?”. Gli risposi: “Pensi debba chiedere il permesso a te? Io qui vengo quando mi pare”. E ci abbracciammo».

Chi è Totti secondo Mihajlovic?

«Il più grande calciatore italiano di tutti i tempi. Più grande anche di Rivera e Baggio. La Roma con o senza Totti non è la stessa squadra. Se lui non c’è, manca la luce. Spero che continui a giocare ancora per tanto tempo e che vada ai Mondiali. E' un campione eccezionale».

E’ vero che domenica non potrà contare neppure sul tifo... dei suoi familiari?

«Mia moglie abita nella nostra casa nel quartiere Fleming, sopra corso Francia. Con lei ci sono i suoi parenti che tra parentesi anche stavolta tiferanno tutti per la Roma e non per me. Ormai ci sono abituato... (ride, ndi)».

Perché la Sampdoria può mettere in difficoltà i giallorossi?

«La Samp ha una sua mentalità e l'ha sempre mostrata, anche con la Juve, il Napoli e l'Inter. Il risultato passa in secondo piano: conta l'atteggiamento con cui andiamo in campo. Ai ragazzi chiedo di fare la nostra partita anche quando sfidiamo le grandi perché se abbiamo questa “testa”, battere le formazioni del nostro livello diventa più facile. Magari domenica per la Roma sarà più facile metterci in difficoltà con le ripartenze, ma a me non frega niente. Se mi chiudessi, forse potrei strappare un pareggio anche se sono convinto che un gol ce lo farebbero comunque. Ecco perché preferisco giocarmela a viso aperto. A fine incontro né io né i miei uomini vogliamo avere rammarichi. I giallorossi hanno disputato una partita in meno (Roma-Parma rinviata, ndi), ma da quando sono arrivato io, hanno totalizzato gli stessi nostri punti. Perché non dovremmo provarci?».

La Roma da giocatore l'ha battuta spesso, anche in finale di Coppa Italia...

«Nel 2004-05 con l’Inter segnai due gol su punizione. E non sono stati gli unici...».