rassegna stampa

Il “Messi Guaranì” diviso tra Paraguay e Argentina

La storia di Iturbe, fino a Roma

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Uno dei suoi tatuaggi, sulla gamba sinistra, l’ha fatto in onore dei suoi genitori. Don Juan e doña Miriam Mabel, entrambi paraguaiani: vivevano in Argentina, a Buenos Aires, quando nacque Juan Manuel, era il 4 giugno 1993, ma dopo qualche anno, decisero di tornare nel loro Paese. E ad Asuncion è cresciuto il “Messi Guaranì”. La famiglia Iturbe, come riporta l'edizione odierna del Corriere dello Sport, viveva a Villa Elisa e tutti i giorni Juan Manuel, al pomeriggio, dopo la scuola, andava nel campetto che c’era nella piazza, a giocare a pallone. Non aveva ancora 9 anni quando un giorno Angel Jara Saguier, scomparso qualche anno fa, ex giocatore, lo vide e ne rimase colpito. Al punto che lo portò al Cerro Porteño per fargli fare un provino. Nemmeno ventiquattro ore ed i tecnici del club furono subito convinti che quel ragazzino aveva qualcosa che gli altri nemmeno si sognavano.

Da lì è iniziata la carriera di Iturbe. A 16 anni debuttava già nel massimo campionato paraguaiano grazie a Pedro Troglio: un segno del destino visto che l’ex centrocampista argentino, prima di intraprendere la carriera da allenatore, aveva giocato proprio a Verona e poi ancora a Roma, anche se nella Lazio. Un amore contrastato però quello col Cerro: con quella maglia si è fatto conoscere, ma nel 2010 il rifiuto a firmare un contratto di formazione portò alla crisi, alla separazione e al primo addio. Un caso internazionale.Ma c’era anche un altro problema da risolvere: Paraguay o Argentina? Che Iturbe, il “Messi del Guaranì”, la “Pulguita”, “Iturbessi”, “Iturbo” o “JMI7” (l’hanno paragonato anche a Cristiano Ronaldo) non si contanto i soprannomi, fosse un piccolo fenomeno se n’erano accorti subito tutti e in Paraguay lo avevano già convocato nell’under 17 e under 20 e addirittura nella nazionale maggiore, per una partita contro il Cile. In panchina c’era un altro argentino, Gerardo Tata Martino, che gli fece indossare la maglia paraguaiana più importante (entrò al 28’ della ripresa), ma purtroppo, non si trattava di una data Fifa (e il ragazzo non aveva ancora 18 anni) così c’era ancora la possibilità di cambiare e quando si fece avanti la federazione Argentina, nel 2010, Iturbe, senza dubbi, decise per l’Albiceleste.Un altro Messi in arrivo? Mancino, veloce, capace di spostarsi da una parte all’altra del campo senza problemi e soprattutto un immenso talento. Poi è arrivata l’Europa, finalmente: il Porto ma con i lusitani non c’era feeling, così ecco nuovamente l’Argentina, ma questa volta per giocare, con il River, in prestito. Poi un altro passaggio brevissimo per il Portogallo, il tempo di fare i bagagli per Verona e diventare una stella.