(Corriere dello Sport - R.Boccardelli) - Pedro Valdemar Manfredini detto Piedone è una miniera di aneddoti e ricordi. A 77 anni è ancora il mattatore al Tibidabo di Ostia, gestito da figli e nipoti. Quando parla lui, tutti si fermano ad ascoltare il romanzo della sua carriera romanista. Arrivò a Roma con un ginocchio già in panne ma con una fama di goleador che riconfermò anche in Italia. (...)
rassegna stampa
Manfredini: “Grazie a Totti Osvaldo stupirà”
(Corriere dello Sport – R.Boccardelli) – Pedro Valdemar Manfredini detto Piedone è una miniera di aneddoti e ricordi. A 77 anni è ancora il mattatore al Tibidabo di Ostia, gestito da figli e nipoti.
Manfredini, le piace Osvaldo?
«Certo, mi sembra un ottimo attaccante, molto originale».
Nel senso?
«Che fa delle cose strane, s’inventa numeri mai visti, soprattutto in acrobazia. Vola spesso col sedere per terra ma ogni tanto gli riescono cose che neanche ai più grandi campioni».
Insomma lo promuove?
«E come non potrei? E’ un mio giovane connazionale, gioca nella mia Roma e sai che ti dico? Mi è pure simpatico».
Perchè ha quell’aria un po’ scanzonata?
«Perchè è uno che ha carattere, anche se qualche volta deborda. Complessivamente però, dimostra di avere una personalità forte, indispensabile per uno che di mestiere fa il centravanti».
Lei ne sa qualcosa.
«Alla mia epoca non ti bastava superare il tuo diretto avversario, poi ti si presentava anche il libero. Una faticaccia arrivare in gol. Ora invece si gioca sul filo del fuorigioco. Se indovini il tempo giusto sei in porta».
E Osvaldo è bravo a scegliere il tempo
«Bravo, astuto, coraggioso, estemporaneo, istintivo».
Insomma, un attaccante abbastanza particolare.
«Guarda, non c’è un centravanti che possa somigliare a un altro. Siamo stati, sono e saranno sempre diversi l’uno dall’altro. Perchè centravanti si nasce, ognuno col suo modo di interpretare il ruolo. Ma il gol o ce l’hai nel sangue o no. Un centrocampista, un difensore possono affinarsi nel tempo. Un centravanti no, comincia a segnare nella culla, poi per strada e all’asilo, tra le porte di casa o all’oratorio prima ancora che nelle scuole calcio e nei club. Osvaldo ha un modo tutto suo di fiutare e preparare il gol Ma quando segna fa spettacolo».
Ma le somiglia un po’ Pablo Daniel?
«Non molto, io miravo gli angoli o tiravo forte ma non avevo le sue doti acrobatiche, anche se un paio di gol in rovesciata li ho fatti. In realtà arrivai a Roma già con un ginocchio a pezzi, regalino del mio amico Griffa (si fa per dire) che con un’entrata assassina ha segnato per sempre la mia carriera e anche la mia vita, visto che poi ho dovuto fare una protesi. Siamo centravanti di due epoche diverse, difficile fare paragoni. Di certo io ho segnato tanto, tantissimo, vincendo anche il titolo di capocannoniere. Ricordo ancora che il premio me lo consegnò Pelè prima di un Roma-Santos».
Quindi Osvaldo non può essere paragonato neanche a Batistuta.
«Non scherziamo. Come valore complessivo Osvaldo deve migliorare ancora molto per toccare i vertici di Gabriel. Meglio di Batistuta per ora ha solo le doti acrobatiche».
Lei era famoso per le triplette. In un campionato ne realizzò addirittura quattro. Osvaldo può emularlo in qualche modo?
«Oggi è meno facile segnare tre gol nella stessa partita, ma Osvaldo ha un grosso vantaggio».
Vale a dire?
Si chiama Totti. Nessuno come Francesco sa servire un centravanti. Io avevo qualcuno del genere alla Roma, ma quel magnifico Schiaffino che mi riforniva di palle-gol era a fine carriera».
Dunque Totti assist man nel 4-3-3 di Zeman. E poi c’è anche Destro. Ma chi deve fare il centravanti?
«Osvaldo è il più centrale di tutti. Destro è giovane e può ancora girare un po’ a largo. Quanto a Totti, non c’è neanche Zeman che tenga. Francesco la posizione se la trova naturalmente in campo e da lì fa girare tutto l’attacco. Totti è immenso, una fortuna per un attaccante averlo come compagno di squadra. Osvaldo deve essere furbo e... affidarsi al capitano. Così può segnare molti gol quest’anno»
© RIPRODUZIONE RISERVATA