Maicon è stato intervistato dall' edizione odierna del Corriere dello Sport. Questo uno stralcio delle parole del terzino brasiliano, incontrato, alla vigilia della sua partenza per l’avventura Mondiale.
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Maicon: “Italia e Juve, vi batto”
Maicon è stato intervistato dall’ edizione odierna del Corriere dello Sport. Questo uno stralcio delle parole del terzino brasiliano, incontrato, alla vigilia della sua partenza per l’avventura Mondiale.
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l ct Scolari ha chiamato i ventitrè brasiliani migliori?
«In Brasile ci sono quaranta-cinquanta giocatori che possono giocare un Mondiale. Scolari ha chiamato i ventitrè che ha ritenuto giusti per il suo gioco».
Siete un po’ come la Mercedes in formula uno.
«Il paragone ci sta. Ma siamo solo una Mercedes».
L’altra chi è?
«La Germania. E’ l’avversario più forte. I tedeschi arrivano sempre in fondo, sono tosti, hanno spirito di squadra, esperienza, forza fisica».
Germania a parte, chi altri può dar fastidio?
«La Spagna, sono i campioni, hanno grandi giocatori. E poi l’Italia perché con gli azzurri i conti bisogna sempre farli».
Il ritardo nei lavori per il Mondiale, il rischio di contestazioni da parte della gente: sono cose che la preoccupano?
«Io mi aspetto che sia una grande festa di calcio e di gente. Mi auguro che al fischio d’inizio della prima partita tutta la gente capisca che abbiamo una grande opportunità sia come Paese, sia come nazionale»
Maicon un anno fa sembrava molto lontano dal Brasile. A chi deve dire grazie per essere riuscito a invertire la tendenza?
«Prima di tutto al mio procuratore, Roberto Calenda».
Perché?
«Perché mi ha portato alla Roma. Io avevo parlato con il ct Scolari, mi aveva detto che voleva convocarmi, a patto che giocassi. E allora forza Roma».
Pentito di essere andato al Manchester City?
«No. Il problema lì è che sono sempre stato infortunato e qualcuno ha pensato che fossi finito. E invece eccomi qui, pronto a vincere ancora con Brasile e Roma».
Totti in una recente intervista ha inserito Maicon nella sua formazione ideale.
«Mi ha fatto un enorme piacere. Lui ha giocato con tanti campioni, nel mio ruolo, per dire, ha vinto uno scudetto con un certo Cafu. Ringrazio Francesco e contraccambio dicendo che anche oggi, a quasi 38 anni, io lo convocherei nel Brasile. E’ un campione e un ragazzo fantastico».
Totti ci sembra il perfetto passaggio per cominciare a parlare di campionato. Partendo da quello appena concluso. Rimpianti?
«Quando arrivi secondo dietro a una squadra come la Juventus che fa 102 punti, i rimpianti possono essere pochi. Anche se a me arrivare secondo piace poco. La Juve lo ha meritato il titolo, ma anche la Roma ha disputato una stagione eccellente. Pur sbagliando qualche cosa».
Cosa?
«Abbiamo ottenuto qualche pareggio di troppo, soprattutto all’Olimpico. In casa una squadra come la Roma le deve vincere tutte, come ha fatto la Juve. In ogni caso ci rivedremo la prossima stagione. Vogliamo batterli».
Cosa l’ha stupita di Roma?
«I tifosi. Me ne avevano parlato, li avevo visti da avversari, poi, però, quando giochi per loro, ti rendi conto che sono davvero speciali. Me ne sono accorto il giorno dell’Open day: c’erano trentamila tifosi all’Olimpico e le delusioni della stagione precedente erano ancora sulla pelle di tutti».
Cosa serve alla Roma per fare l’ultimo salto di qualità?
«Ho fiducia nella società. So che la Roma sta lavorando per costruire una squadra ancora più forte».
Proviamo a fare dei nomi?
«Per quelli ci sono i dirigenti. Però faccio un esempio: quando ero all’Inter, Moratti un anno comprò Lucio, Thiago Motta, Eto’o. Vincemmo tutto. Se la Roma ne compra tre cosi, ce la giochiamo con tutti, Champions compresa».
Quindi anche il prossimo anno sarà un duello Juventus-Roma?
«Aggiungerei il Napoli. Se fanno un mercato giusto, possono giocarsela».
Il segreto della Roma di quest’anno è stato Garcia?
«Ho scoperto un grande allenatore, però credo di non togliergli nulla dicendo che il merito è stato di tutti, anche di un gruppo di giocatori che avevano tutti una grande voglia di prendersi delle rivincite. Ma volete sapere una cosa divertente su Garcia?
Ci mancherebbe.
«La prima volta che l’ho incontrato, ci ho litigato».
Ci sta regalando un inedito.
«Sto scherzando. Però è andata così: si giocava Lille-Inter di Champions, lui stava sulla linea del fallo laterale e parlava in continuazione, gli urlai qualcosa di poco carino».
Ha pensato che per un tipo così lei non avrebbe mai giocato?
«No. Io ai miei allenatori ho sempre ubbidito. Garcia è uno vero, bravo, un gran lavoratore».
Ci dice un difetto di Garcia.
«Se ne devo dirne uno, allora dico che non mi piace la sveglia alle nove di mattina quando dobbiamo giocare in notturna».
Il suo obiettivo per il prossimo campionato non può dunque che essere lo scudetto.
«Non solo».
Ci spieghi.
«A Trigoria, quando si entra all’interno dall’ingresso principale, c’è una vetrina con le maglie di tanti giocatori importanti del passato. Ecco io voglio la mia maglia in quella vetrina perché voglio fare la storia della Roma».
Il suo contratto scade il prossimo anno. Sarebbe disponibile a rinnovarlo?
«Subito. Se il direttore Sabatini mi chiama, io firmo in un secondo. Sogno di poter finire la mia carriera in giallorosso».
Vincendo, ovviamente.
«Io sono abituato a vincere e la Roma lo sa. Ora penso al Mondiale, poi vincerò con la Roma».
Se qualcuno pensa sia una minaccia, è sulla strada giusta.
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