rassegna stampa

Luis Enrique, Roma e i cronisti cattivi

(Corriere dello Sport – R.Maida) – Tra un giro in bicicletta e l’altro, Luis Enrique ha utilizzato Twitterper polemizzare con la stampa italiana.

Redazione

(Corriere dello Sport - R.Maida) - Tra un giro in bicicletta e l’altro, Luis Enrique ha utilizzato Twitterper polemizzare con la stampa italiana. Anzi, la parte della stampa (incluso questo giornale) che aveva riportato una battuta a proposito dell’importanza dello psicologo di fiducia Joaquin Valdes nel suo periodo romanista«Per fortuna mi è sempre stato al fianco - diceva sorridendo Luis Enrique - altrimenti le cose sarebbero andate molto peggio. E’ stato utile anche nell’ultimo anno, nonostante la barriera della lingua»Un discorso per nulla offensivo, che valorizzava la figura del suo assistente e nello stesso tempo evidenziava le sue umane necessità. Ecco la rettifica: «Non ho parlato della Roma. I giornalisti italiani (alcuni, non tutti), come al solito, fanno la loro cattiva interpretazione. Peccato. Stanno aspettando le mie parole brutte sull’As Roma e quello non succederà. Sono stato sempre felice di allenare la Roma».

Su una cosa Luis Enrique ha ragione. Nell’intervista non ha mai nominato la Roma, facendo riferimento solo all’ultimo anno di lavoro.I giornali italiani hanno aggiunto la parola Roma per facilitare la comprensione del lettore. C’è differenza. Per il resto nessuno ha mai scritto, o lasciato intendere, che volesse parlare male della Roma. Questa sì, è la solita storia: si chiama sindrome da accerchiamento. Semmai dalle sue frasi si poteva capire che soffrisse - come ha ammesso prima di dimettersi - lo stress dell’ambiente romano. Se poi Luis Enrique crede che la categoria dei giornalisti sia così interessata a eventuali cattiverie, può stare tranquillo: non pensiamo che sia così sfrontato da criticare la Roma, visto che è stato lui a lasciarla dopo averla trascinata al settimo posto e (per due anni di fila) fuori dall’Europa.Quando invece vorrà raccontare la sua avventura in serie A in maniera equilibrata, come ben sa, saremo orgogliosi di ospitare il suo pensiero. In un’intervista però. Alla pari.