(Corriere dello Sport - R.Boccardelli)“... E la gente corre nelle piazze per andare a vedere questa sera così dolce che si potrebbe bere, da passare in centomila in uno stadio...”Chi l’ha scritta? E a cosa è riferita? C’è sempre stato un filo sottile ma profondo che ha legato Lucio Dalla a Roma e anche alla Roma. Lui tifoso di qualsiasi Bologna, più basket che calcio, sempre che il suo amico Morandi non lo trascinasse allo stadio.
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Lucio Dalla, Venditti e la sera dei miracoli
(Corriere dello Sport – R.Boccardelli) “… E la gente corre nelle piazze per andare a vedere questa sera così dolce che si potrebbe bere, da passare in centomila in uno stadio…” Chi l’ha scritta? E a cosa è riferita?
Ma quei centomila non sono quelli del più piccolo Dall’Ara, bensì il grande popolo romanista della capitale, dell’Olimpico. E ne “La sera dei miracoli”, uno dei grandi omaggi che l’impareggiabile Lucio ha dedicato alla capitale, forse perchè assorbito nell’atmosfera di Trastevere dove ha vissuto a cavallo tra gli Anni Settanta e Ottanta, il cantautore scomparso pochi mesi fa celebrava timidamente, indirettamente, senza invasioni di campo, anche la grande passione per... la passione dei tifosi giallorossi.
Nella sua “vita romana”, Lucio Dalla amava condondersi tra gli spettatori di Roma-Bologna, tifando rossoblù ma ammirando suoni e colori dello stadio giallorosso. Poi, girovagando nei vicoli trasteverini dove ha vissuto per sette anni, ne annusava l’essenza fatta di storia antica e antiche emozioni rimbalzanti sul selciato.
Pochi sanno che proprio in quel periodo Lucio “raccolse” sull’autostrada per Bologna un Antonello Venditti in crisi personale ed artistica, che si era fermato a “Buona Domenica” e che da un paio di anni non aveva più scritto canzoni, in volontario esilio da Roma anche a causa di problemi sentimentali, il divorzio da Simona Izzo.
Il resto lo ha raccontato proprio Antonello in un’intervista di qualche tempo fa: Lucio «...Mi disse che a Roma aveva scattato le foto per il nuovo disco (proprio “la sera dei miracoli” a cui si riferisce la strofa iniziale ndr) in una casa vicino alla sua, tra i vicoli di Trastevere, bellissima e in vendita. Disse: “Se fossi in te chiamarei la proprietaria. Ora”.
Girai alla prima svolta e da Bologna sfrecciai verso Roma. Mancavo da due anni. A ogni chilometro prendevo più coraggio per porre fine al mio esilio. Il primo a mettere piede nella nuova casa fu il vecchio pianoforte Anelli su cui avevo composto Sora Rosa, con i tasti laterali bruciati dalle sigarette. Dopo entrai io, staccando il primo passo fuori dal pantano. Guardai i tetti della mia città, gli stessi che avevano ispirato La sera dei miracoli a Dalla. Poggiai i polpastrelli sui tasti e uscì Grazie Roma. Scoprii che si può piangere di gioia. Il concerto del Circo Massimo, giorno in paradiso 15 maggio 1983, segnò la fine dell'incubo. Fu lo scoppio di una galassia d'amore, fui travolto dalla potenza del sentimento della condivisione. Da allora la mia vita è cambiata. Sono diventato aperto, la faccia sempre esposta al sole. Senza Lucio forse non avrei più rivisto la luce di Roma».
“E’ la notte dei miracoli fai attenzione, qualcuno dei vicoli di Roma ha scritto una canzone”...
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