(Corriere dello Sport - R. Maida) Chiarimenti e novità. In un’ intervista a Roma Channel, Zdenek Zeman spiega certi passaggi della conferenza stampa di presentazione e analizza sistemi di lavoro e filosofia del gioco.
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«Spero di regalare ai tifosi ciò che è sfuggito 13 anni fa»
(Corriere dello Sport – R. Maida) Chiarimenti e novità. In un’ intervista a Roma Channel, Zdenek Zeman spiega certi passaggi della conferenza stampa di presentazione e analizza sistemi di lavoro e filosofia del gioco.
Partendo da un auspicio: «I tifosi mi chiedono da 13 anni di tornare. Ora spero di regalare loro quello che non ho portato in quei due anni di Roma...» . Cioè le vittorie.
OVUNQUE - Su De Rossi precisa: «C’è stato un grande equivoco. Io non ho detto che non può fare il mediano. De Rossi non è un regista alla Pirlo ma può giocare in tutti i ruoli del centrocampo. Come mediano darebbe equilibrio. Vedremo dove lo piazzerò, dipenderà dalla rosa che ho a disposizione» . Gli interni non per forza saranno giocatori di fatica. Anzi: «Avendo un calciatore di equilibrio in mezzo (come De Rossi, ndr) posso avere anche interni tecnici. Nel centrocampo del mio Foggia avevo un mediano di rottura e due giocatori tecnici come Barone e Shalimov» . Nella Roma troverà Pjanic: «Non lo vedo come mediano basso ma come interno.(...) Magari poi lo provo e mi piace come terzino. Non credo ma tutto può accadere» .
CIAO LUIS - Zeman conferma che sarà una squadra molto diversa da quella che si era vista con Luis Enrique: «Capisco che la sua mentalità fosse basata sul possesso palla. Io però voglio un calcio più veloce. Secondo me se fai tanto possesso dai tempo all’avversario di sistemarsi. E a quel punto diventa difficile attaccare una difesa. Poi è chiaro, dipende anche dai calciatori che hai a disposizione. Però preferisco eliminare le cose inutili. E un passaggio orizzontale se non hai un avversario che ti copre è inutile: è solo un “prestarsi” la palla. Bisogna sempre fare qualcosa che abbia un significato» . In comune con Luis Enrique, semmai, c’è la ricerca del tiro comodo: «Per me i tiri dalla distanza sono i tiri della disperazione. Nel mio tipo di gioco sono i tre attaccanti a dover essere sempre serviti per andare verso la porta» . Non a caso, le statistiche informano che il Pescara ha segnato l’80 per cento dei suoi gol con le punte: «Non sempre puoi realizzare quello che vuoi. Ma nelle mie squadre gli attaccanti hanno sempre fatto gol. Il risultato di un’azione dipende dalla squadra che hai a disposizione, dal lavoro del centrocampo e dei terzini. Ecco, vorrei che i terzini partecipassero alla manovra quando hanno spazio» .
MAI IN TRIBUNA - L’atteggiamento sarà sempre propositivo, a costo di rischiare tutto: «Ai giocatori chiedo di non buttare mai il pallone, di giocarlo. Capisco che non sempre è possibile ma il punto è proprio questo: bisogna cercare una soluzione giusta, mettersi sempre a disposizione dei compagni in difficoltà offrendo una linea di passaggio». Il Pescara che ha appena vinto il campionato ha fatto 45 gol in casa e altrettanti in trasferta, a dimostrazione che l’atteggiamento delle squadre di Zeman non cambia a seconda del campo: « Giochiamo sempre allo stesso modo, cercando di imporre il nostro calcio. Il Pescara spesso ci è riuscito, senza che fossero necessari particolari accorgimenti ».
LA FATICA - Confermate le indiscrezioni sugli allenamenti. Tornerà il duro lavoro atletico, già a Riscone di Brunico, e verranno ripristinati i ritiri prepartita: «Alla Lazio non li facevo. Ma alla Roma secondo me è utile farli. Quanto agli allenamenti, mi dicono che sono antico ma vedo che tutti adesso stanno tornando a lavorare sul fondo. Io non ho mai smesso di farlo perché la preparazione atletica è alla base di una stagione» . Le doppie sedute in una giornata, abolite da Luis Enrique, riprenderanno con Zeman: «Ci saranno. Bisogna lavorare se si vuole migliorare. Più tempo lavori, più migliori. Non capisco i discorsi sulla mia preparazione massacrante. Provengo da altri sport (da ragazzo era insegnante di ginnastica, ndr) dove ci si allena il doppio o il triplo. E non è mai morto nessuno».
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