rassegna stampa

«Sarà grande Roma»

(Corriere dello Sport – A.Ghiacci) – Passato, presente e futuro. In tutto un anno. Perché la Roma è nata a luglio scorso, e tra cinque mesi dovrà essere già diventata grande. Lo dice il direttore sportivo giallorosso, Walter Sabatini.

Redazione

(Corriere dello Sport – A.Ghiacci) - Passato, presente e futuro. In tutto un anno. Perché la Roma è nata a luglio scorso, e tra cinque mesi dovrà essere già diventata grande. Lo dice il direttore sportivo giallorosso, Walter Sabatini.

Il dirigente si è presentato nella sala stampa di Trigoria per assistere Marquinho nel giorno della presentazione. Quando il brasiliano si è alzato Sabatini ci ha provato: «Ero qui per il saluto al nuovo giocatore, non vi dovete trattenere a tutti i costi...» . Nessuno ci casca e partono le domande. E allora si parla di tutto. Tattica, scelte, contratti. E soprattutto obiettivi. Perché ciò che più di qualsiasi altra cosa preme ora a chi ha a cuore le sorti della Roma, è capire i tempi: quanto ci vorrà per tornare competitivi, per arrivare ai vertici, per vincere. Non tanto, a sentire Sabatini. Anzi poco. Perché ormai è chiaro che questa dovrà restare l’unica stagione in cui non si è partiti con la ferma intenzione di competere per i traguardi più prestigiosi. Ma il percorso di crescita va avanti e ora tutti hanno voglia di fare il passo decisivo, quello della piena maturità. E non tragga in inganno la giovane età di parecchi giocatori giallorossi: «L’età non conta, noi abbiamo e vogliamo giocatori forti» . […]

«Vincendo con il Parma ci rimetteremmo in corsa per la Champions» . Chiaro e semplice. E’ il direttore sportivo Walter Sabatini a indicare l’obiettivo stagionale della Roma. Dopo tanto tempo finalmente i tifosi giallorossi sentono le parole che attendevano con ansia: «La Roma deve puntare in alto, senza dubbio. E deve farlo da subito, siamo certi di poterlo fare. Se da Siena fossimo tornati con i tre punti già saremmo lì a combattere. Ma niente è perduto e noi non molliamo, la Champions è il traguardo per cui lotteremo sino alla fine. Abbiamo parecchie partite da giocare e saremo sicuramente all’altezza» . Poi chiaramente, l’analisi sul momento della squadra si amplia. E allora ci sono tutta una serie di considerazioni. Perché tra il dire e il fare... «Competere non significa necessariamente arrivare, non significa obbligatoriamente raggiungere l’obiettivo. Ma essere in grado di poter lottare è già una cosa importante di per sé. E comunque siamo già forti oggi, abbiamo già dato segnali. Probabilmente ci manca la convinzione estrema in noi stessi, a volte subiamo delle situazioni tattiche in campo e non troviamo immediatamente le contromisure, ma non mi pare che ci stiamo dibattendo nei bassifondi. E lo dimostreremo ancor più nei prossimi mesi, è un onere che ha questo gruppo di lavoro» .

La Roma quindi, punta al terzo posto. Come detto più volte nei giorni scorsi, il ko di Siena ha segnato il passo. E allora ecco che un club tutto nuovo, nato solo qualche mese fa, ha ora fretta di diventare grande. Sabatini parla delle ambizioni: «Per prima cosa bisogna ambire a proporre sempre la nostra nuova idea di calcio, rimarcare sempre il nostro pensiero, in maniera costante. E in tal senso un grande risultato secondo me è già stato ottenuto, perché la Roma ha un gioco esclusivo per quello che è il panorama nazionale. In Italia è sicuramente esclusivo» . Ma non si ferma: «Nessuno di noi dall’inizio ha parlato di Champions. Sapevamo che avremmo avuto delle difficoltà ma io oggi dico, nonostante i numeri mi condannino perchè non siamo così vicini, che questa squadra potrà riservare anche questo tipo di sorpresa. […]»

PERCORSO - La Roma è ancora sulla strada della crescita. Le novità sono state - e continuano ad essere - tantissime, dalla società al campo. E i dirigenti avevano messo in conto più di qualche battuta d’arresto lungo il tragitto del primo anno. Ecco la conferma di Sabatini: «Le sconfitte ci stanno, e sono sempre molto dolorose. Ma non dobbiamo permettere che uno stop ci faccia perdere di vista il cammino» . Il dilemma attuale è uno su tutti: perché la Roma gioca bene e non fa risultati? «Il nostro calcio è diverso, ma ciò non significa che non dobbiamo pensare al risultato. Siamo fiduciosi che nel finale di stagione potremo risalire la china in fretta. Più volte si è sentito parlare di anno di transizione e si è creato quasi un alibi, ma non dev’essere così, questo no. E’ chiaro che si è iniziato un nuovo percorso e quindi ci vuole tempo, ma il piano punta all’affermazione in maniera veloce. Non sarà un piano quinquennale, sarà molto più veloce. E se non ci sarà un’affermazione tecnica e sportiva di questa squadra evidentemente qualcuno avrà sbagliato» .

Poi un altro punto in sospeso. Perché in tanti non hanno capito le scelte di gennaio. Nel senso: la Roma ha la possibilità di salire in alto in un campionato che procede a rilento e nel mercato invernale prende solo Marquinho? «La scelta deriva da due considerazioni. Primo perchè a gennaio i calciatori forti non si muovono dalle proprie squadre, e secondo l’input dell’allenatore era quello di avere la possibilità di lavorare con un numero minore di calciatori. Quindi non è stata una rinuncia dovuta ad un input della proprietà che ha detto “non spendiamo soldi”» .

DECISIONI - Sabatini quindi si concentra sul futuro. Un futuro che è già cominciato, tra scelte di mercato, prosieguo della crescita e scelte fatte in passato, da riaffermare o da rivedere: «Non credo che la Roma abbia sbagliato le scelte, siamo di fronte a una situazione molto complessa e ci stiamo orientando molto bene. Siamo tranquilli. Cosa faremo sul mercato è legato molto a come si comporterà la rosa attuale, che ci dirà come muoverci. Per ora siamo soddisfatti perché vediamo che sta nascendo nei giocatori l’identificazione di un modo di giocare ben preciso, stanno capendo chi sono e chi potranno essere» .

Il ds giallorosso non è uomo tenero, sa il fatto suo. E comunque nel suo lavoro è uno dei migliori. Per questo, anche per questo, si assume le sue responsabilità: «Me le assumo tutte, sì. Per questo non parlo di scudetto. Ma dico che ciò che conta è la competitività, che significa giocare alla pari con tutti ogni domenica e questo porterebbe certamente ad un risultato molto, ma molto importante. La proprietà (il gruppo americano, ndr) è presente anche se distante. Da poco io, Baldini e Fenucci ci siamo riuniti e abbiamo tracciato un piano di potenziamento della squadra. Se questa squadra si confermerà per quella che è una nostra proiezione e una nostra speranza, sicuramente l’anno prossimo per quello che ci ha indicato la proprietà potremmo diventare forti, molto più forti. Non posso dire molto, ma garantisco che siamo sulle tracce di calciatori di grande profilo» . Non solo giovani quindi: «Forti, o comunque che noi riteniamo tali. E l’età non conta. […]»

LINEA - E a proposito di scelte, la Roma ha ceduto Vucinic, Menez, Borriello e Pizarro. Tutti giocatori che lottano per lo scudetto... «Quando sono arrivato qui la prima volta non credo di aver fatto dei proclami, ho detto che cercheremo di costruire qualcosa, siamo a sei mesi di distanza e io sono molto soddisfatto di quello che sta facendo la squadra, e quando dico io dico noi. Ci vuole un po’ di tempo, ci è voluto un po’ di tempo che abbiamo già alle spalle. Mi dispiace cogliere ora questo abbattimento delle speranze. Non ho mai messo certezze, però intanto alcune speranze si stanno trasformando in certezze. Le scelte che abbiamo fatto sono scelte, non ci siamo disfatti di giocatori, ma abbiamo fatto scelte tecnico-tattiche, giocatori che erano più o meno funzionali ad un progetto, fatto salvo il loro valore, che conosciamo. Vucinic non voleva rimanere, ed è stata l’unica scelta condizionata da una volontà ferrea del giocatore. Le scelte si possono dimostrare sbagliate nel tempo e allora ci sarà un conto da pagare e siamo pronti» […]

CONTRATTO - Tempo di rinnovi a Trigoria. Un nuovo contratto è stato proposto anche a Sabatini, che è solito lavorare rinnovando di stagione in stagione: «Io guardo alla mia vita con scadenze più corte, non solo verso il progetto della Roma che auspicabilmente dovrà andare avanti per parecchio tempo. Daniele De Rossi mi ha definito “uomo poco sereno” e ha ragione. Io sono sempre pieno di inquietudine e voglio firmare il contratto quando sarò tranquillo di aver lavorato bene perchè la Roma bisogna guadagnarsela, non ti spetta per diritto divino. Altre offerte non ne ho ricevute e comunque non le avrei ascoltate. Sono il ds della Roma, orgogliosamente, ma voglio essere sicuro di me stesso, voglio sentirmi legittimato in questo ruolo, un ruolo pesante a cui ambiscono in parecchi. Questo è il vertice della mia storia calcistica non ci sarà mai un posizionamento migliore di quello che ho adesso. […]