(Corriere dello Sport - R.Maida) Le pause di riflessione, gli sguardi penetranti e gli attacchi decisi sono in tipico stile Celentano, ieri tornato protagonista a San Remo.
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«Roma, decidi: vuoi crescere?»
(Corriere dello Sport – R.Maida) Le pause di riflessione, gli sguardi penetranti e gli attacchi decisi sono in tipico stile Celentano, ieri tornato protagonista a San Remo.
Anche la sua, in fondo, è una sfida, una provocazione continua, contro scetticismo e malumore che ogni tanto si affacciano alla finestra di Trigoria. In settimana si è arrabbiato, che ha visto troppo “molli” in allenamento. Ha mostrato segni di nervosismo e insofferenza, urlando parole dure ai giocatori (...) Perché a dispetto dei concetti espressi e della batosta di Siena, Luis Enrique ha ancora in pugno il mondo Roma. «Penso solo al Parma» ripete, impugnando una penna per indicare la platea dei giornalisti. «Il messaggio che voglio trasmettere è che bisogna lavorare giorno per giorno, vincere una partita per volta - spiega - Soltanto così diventeremo grandi. Altrimenti rimarremo sempre quelli che siamo: una squadra che va su e va giù» .
PRECARIETA’ - Alla discontinuità delle prestazioni dà una risposta semplice: «Dobbiamo giocare con una fame almeno uguale a quella degli avversari. Se ci manca l’intensità, andiamo in difficoltà. E’ così che funziona, al di là della nostra proposta di gioco che rimane la solita. La tattica, i moduli, i movimenti contano di meno dell’atteggiamento» . Soltanto tre giorni fa, da quella stessa poltrona, Walter Sabatini ha indicato la Champions League come un obiettivo raggiungibile. Eppure Luis Enrique, nella domenica che può consentirgli di scavalcare Napoli e Inter e rientrare nell’area euro, non cambia la sua idea: «Mancano quindici giornate alla fine del campionato, il piazzamento parziale non ha importanza. Io, con i giocatori, devo ragionare come uno studente che si applica negli allenamenti per gli esami, che sono le partite. E il prossimo esame è il Parma, in cui il professore sarà il nostro pubblico. Alla fine faremo le pagelle di questa stagione» . Non vuole sentire parlare di futuro, di mercato, di tagli e rinforzi: «Cosa volete che mi importi del prossimo anno? Nessuno ha il posto sicuro, nemmeno io. Dipende dai risultati. Tutti dobbiamo sapere che per meritare questa squadra meravigliosa dobbiamo impegnarci sempre per crescere» . Utilizza un proverbio spagnolo ( «Quando la barba del tuo vicino inizia a perdere peli, metti la tua sotto l’acqua» ) per chiarire che allenatore e squadra sono sulla stessa barca. In realtà però è sicuro del suo modello di calcio e sa benissimo di avere la società dalla sua parte. Perciò ha capito che servono cinque acquisti per costruire una Roma da scudetto. «Non è giusto parlare di questo - taglia - non pubblicamente, almeno» .
I GIOVANI - Parla più volentieri di un luogo comune diffuso nel campionato: la Roma pecca di esperienza perché è composta da troppi ragazzini. «Io non guardo all’età. Mi interessa se un calciatore è bravo oppure no, se ha più o meno personalità» . Però una cosa ha notato, anche osservando in televisione la semifinale del torneo di Viareggio: «C’è troppa differenza tra la Primavera e la prima squadra della Roma. In Spagna le squadre B giocano campionati veri, confrontandosi con avversari che aiutano i ragazzi a fare esperienza. In Italia non è così ed è un problema per i più piccoli, che devono saltare da un campionato facile a uno troppo difficile per le loro possibilità ». E qui cita uno dei suoi pupilli: «Guardate come gioca Viviani nella Primavera: è troppo superiore al livello medio della sua età. In serie A è diverso. Federico avrebbe bisogno di trovare avversari più difficili, di 30 anni, magari in serie B, per capire come funziona il calcio» . E la soluzione non è mandarli in prestito: «No, perché tanto quando un calciatore viene ceduto in prestito non gioca mai...» . Su Twitter, in serata, ha inviato i complimenti alla Primavera: «Bravi ragazzi, vi siete qualificati per la finale. E bravo Alberto De Rossi»
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