rassegna stampa

Lo scudetto “ci riguarda”

(Corriere dello Sport – G.Dotto) Mi sono messo le mutande di castità. Faccio il bravo ragazzo e mi dico, lo giuro, non la scrivo quella parolaccia che Rudi non comprende e Walter dice che non ci riguarda.

Redazione

(Corriere dello Sport - G.Dotto)Mi sono messo le mutande di castità. Faccio il bravo ragazzo e mi dico, lo giuro, non la scrivo quella parolaccia che Rudi non comprende e Walter dice che non ci riguarda. Ci riguarda, eccome. Sabatini lo sa o non lo sa, si che lo sa, che “ci riguarda” è l’anagramma di Rudi Garcia? E allora la dico, anche perché la Sud è là a squarciagola che canta “Vinceremo il tricolor”, fregandosene di qualunque emorroide da scaramanzia. Ci riguarda, eccome, lo scudetto. Quando Gervinho l’Immateriale inventa quella roba lì che, per semplificare, chiamiamo quarto gol, e strappa a vita i nostri cuori, mi metto anch’io a cantare con la Sud.

Da quanto tempo non lo sentivamo l’eterno “Arriva lo squadrone giallorosso”? Troppo tempo. Questa Roma è forte, bella, solidale, sempre più convinta. Tenuta insieme dal suono di una meravigliosa cornamusa, quella di Rudi Garcia e del suo staff.

Insomma, Gesù Bambino, di chi dovremmo dirci inferiori? Di questa Juventus che va avanti perché gli arbitri sono troppo umani e fischiano o non fischiano pavidi, Juve stressata a morte da quell’ossesso di Conte e svuotata dalla Champions? Del Napoli che pareggia in casa con il Sassuolo? Dell’Inter di Ranocchia e Cambiasso? E allora via la maschera che non c’è.

Benatia è un fenomeno e, vicino a lui, si fa gigante anche Castan. Maicon è rumore della foresta. Balzaretti l’hanno immerso nelle sacre acque di Lourdes e tirato fuori per il derby. De Rossi ha la ferocia delle anime offese. Lui, Strootman e Pjanic sono spartito da incanto. Florenzi è un ossesso. Totti è una leggenda che si è dimenticato di scrivere la parola “fine”. Vogliamo parlare di Gervinho, l’Immateriale? Lui è godimento puro e, volete saperlo, lo trovo anche bello. Tutto il resto, a partire da Ljajic, è gioielleria in panchina. E numeri da paura. Questa Roma qui dovrebbe dirsi inferiore? Cos’è, la superbia indecente della modestia?

Stavolta si cambia anche film. Garcia che va a pressare alto il funzionario del Coni per bagnare il campo ci fa capire l’urgenza. Basta con la storia dei primi e dei secondi tempi. Quelli del Bologna aggrediscono alti, ma dura otto minuti. L’incantesimo lo rompe quel furetto di Florenzi e da allora si gioca in paradiso. Questa Roma mette insieme il meglio di Spalletti, le triangolazioni supersoniche, il meglio di Luis Enrique, il possesso palla, il meglio di Liedholm, la tela del ragno, e, nel primo gol di Gervinho, anche il meglio di Zeman, se pure il calcio di Garcia con il suo non dare riferimenti é l’opposto del boemo.

E ora? Ora smaltire la sbornia e tutti sabato a San Siro.