rassegna stampa

Legge sugli stadi. Ecco cosa cambia

Il ministro Alfano, intervenuto per affrontare l’annoso problema degli stadi italiani, ha riscosso consensi all’assemblea della Lega Serie A, ma non in Parlamento.

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Il ministro Alfano, intervenuto per affrontare l'annoso problema degli stadi italiani, ha riscosso consensi all’assemblea della Lega Serie A, ma non in Parlamento. Come riporta il Corriere dello Sport, l'idea del primo ministro, di accorpare la legge sugli stadi alla legge di stabilità, perché l’idea di accorpare la legge sugli stadi alla legge di stabilità, sembra poco percorribile. Le priorità del governo, la precaria stabilità della maggioranza e una proposta di legge già da tempo, che permetterebbe la costruzione di hotel e centri commerciali, ma non l'edilizia residenziale, nell'agenda dell'esecutivo, minano la proposta del primo ministro. Nello specifico , la proposta di legge prevede:“disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti e complessi sportivi multifunzionali”. Il disegno di legge è stato presentato il 24 settembre e nell’ipotesi più ottimista, il testo arriverà a marzo. In realtà, la riqualificazione di impianti già esistenti è una via, basti guardare l'esempio di Juventus e Udinese. Un'altra via da seguire, è la realizzazione di nuovi complessi multifunzionali, che prevedano più impianti sportivi, alberghi, centri commerciali, ristoranti, ma non insediamenti edilizi destinati al residenziale. La nuova legge è volta a snellire le procedure e rendere più rapida o la riqualificazione di vecchi impianti o la costruzione di nuove strutture. Nella seconda ipotesi, che è quella che riguarda la Roma, si punta a raggiungere un tempo non superiore ai 340 giorni, tra la presentazione del progetto e l'autorizzazione a costruire. La procedura più snella, però, non andrà ad alterare le competenze del Comune in materia urbanistica. Ciò significa che bisognerà comunque confrontarsi con il Comune con tempi e dinamiche che conosciamo oggi, perchè la legge non può comunque intervenire sull'autonomia del Comune.